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n. 58 - Dicembre 2017

i nuovi koan

C

Penso che tutti l’abbiano letta almeno durante

la frequentazione della scuola, ed è facile im-

pararla a memoria. La prima parte, nella quale

Leopardi descrive quanto avviene al villaggio

nella preparazione del giorno di festa, ho evitato di scri-

verla e non la commento per passare direttamente alle

conclusioni che trae sul giorno di attesa. In questa si

rivolge metaforicamente a uno dei ragazzini che

sulla

piazzola in frotta e qua e là saltando fanno un lieto ru-

more.

Lo sollecita a godersi questi momenti, i momenti cioè di

aspettativa della festa, perché una volta che la festa sarà

arrivata già si penserà al travaglio usato a cui ognuno in

suo pensier farà ritorno. Nella parte in cui il poeta dice

al garzoncello scherzoso di godere essendo la sua una

stagione lieta e soave conclude di non poter dire altro e

sperare solo che quando arriverà la sua festa, ossia l’età

maggiore, egli possa trovarla soddisfacente. Nella poe-

sia del koan ci sono due considerazioni, come in genere

avviene in queste brevi poesie. C’è un prendere atto di

quanto afferma il poeta e poi la considerazione finale.

Forse, avendo scritto queste righe nel pomeriggio potrei

essere stato influenzato dalla vista di Fabian, il nipotino,

che questa mattina è sbucato inaspettato dalla porta

che dà accesso alla nostra stanza. È tornato coi genitori

dalla Germania e siccome non lo abbiamo visto da una

settimana m’è parso più grande di quando è partito.

Così m’è venuto di scrivere che vedi un bambino dopo

una settimana e già è cresciuto senza alcuno sforzo. Il

bambino non cresce come avviene per chi va in pale-

stra a gonfiarsi i muscoli. E nemmeno impara le nuove

parole perché le studia su qualche testo o ascoltando i

dischi come chi vuole imparare l’inglese: cresce da sé!

In tutti i sensi: nel corpo, nei sentimenti, le vie neuronali,

la capacità di riconoscere le persone e i cibi... La consi-

derazione da trarre da questa constatazione è semplice:

c’è solo da godersi lo stato soave e la stagione lieta e il

resto, come avviene per un ragazzino, viene da sé. A

dirlo è semplice, ma come si fa a realizzarlo? Il poeta

dice al fanciullo di godere, ma quello gode anche se non

glielo dice Leopardi, mica si mette a pensare al futuro.

Invece, una persona grande come noi che non stiamo

crescendo più nella maniera spontanea del bambino

che sta godendo del suo momento come può farlo? Noi

non riusciamo a goderci il nostro momento proprio per-

ché a differenza del bambino pensiamo a quello che ci

aspetta.

Perciò il poeta vuole informare il bambino che domani ci

sarà tristezza e noia, perché egli, e così noi, fonda il suo

essere soddisfatto, la sua felicità su qualcosa che pensa

di ottenere in futuro: quando finirà la

scuola, quando troverà un lavoro, quan-

do scalerà una certa montagna, quan-

do si sposerà, quando finirà i koan, ecc.

ecc..

C’è sempre da raggiungere un quando

che si pensa apporterà quella felicità che

in questo momento non si ha invece di

godersi lo stato soave e la stagione lieta

che si sta vivendo. Si dovrebbe riuscire a

viversi l’esistenza nello stato lieto e soave

come se fosse sempre sabato senza at-

tendere che venga la domenica, ovvero

lo stato del bambino che cresce da sé

senza pensare a crescere: dorme quan-

do ha voglia, mangia quello che il corpo

gli dice di mangiare, impara quanto c’è

da imparare. Insomma, nonostante tutte

le regole che possono essere loro impo-

ste, l’approccio dei bambini all’esistenza

è libero se lo si accompagna giustamen-

te. Non so chi sia in grado di giudicare

come deve essere l’educazione di un

bambino, non è questa la sede, ammes-

so che ve ne sia una, ma se si riesce a

tornare allo stato originario del bambi-

no, lasciando che le cose accadano da

sé, si saprà godere il sabato per il sa-

bato e così il lunedì e tutti gli altri giorni,

senza stare in attesa del giorno festivo

che verrà.

Lo si godrà perché in quell’istante lo si

sta godendo, si è in quel istante, che è

in sé eterno, senza passato né futuro.

In quel modo la domenica sarà in ogni

momento. In questi giorni, fra le varie

difficoltà che ci sono nell’esistenza quo-

tidiana di un paese così male ammini-

strato e governato, di fronte alle difficoltà

economiche vere e quelle inventate per

tenere al laccio i cittadini, s’è parlato del-

la richiesta dell’Europa di allungare l’età

per andare in pensione. Così, chi aveva

previsto una certa data per finire di la-

vorare, sarà dispiaciuto di dover postici-

pare i progetti che aveva fatto. È giusto

chiedere che si rispettino i patti e i con-

tratti, nello stesso tempo, nell’aspettativa

della pensione c’è l’atmosfera da sabato

del villaggio. La pensione è lo stato in cui