Shiatsu News 66 - giugno 2021

30 tutte le realtà di cui possiamo fare esperienza, tutte le forme di vita, ogni nostra “vita”, che sono insite nell’Origine, esistono nell’eterno presente, sono, cioè, contemporanei! I DUE MODI DI INTENDERE IL TEMPO SECONDO I GRECI Per introdurre questi concetti mi vorrei rifare al motto un po’ infantile di questa pandemia che è, o meglio che è stato, “andrà tutto bene”. Sono parole di speranza, senza dubbio, ma parole e speranza basate su cosa? La speranza, se non viene colmata da profonda ed autentica consapevolezza, è un concetto teorico e sterile. “Andrà tutto bene” è una forma di infantile retorica e negazione del senso di responsabilità individuale: è come il finale della favole - “e vissero tutti felici e contenti” - che si racconta ai bambini, per tranquillizzarli e toglier loro le paure. Non basta far passare il tempo affinché le cose cambino; anche il nostro concetto di tempo dovrebbe mutare. Infatti, dopo un anno siamo ancora qui. Ecco che a questo proposito ci vengono in aiuto due modi ben precisi di intendere il tempo per gli antichi greci. Esiste un tempo definito Kronòs, cioè il tempo logico e sequenziale e un tempo definito Kairòs, quello che viene definito un tempo opportuno. Non si può pensare ad un tempo come Kronòs, cioè il tempo logico e sequenziale, per essere presenti ed attivi, ma bensì ad un tempo come Kairòs, il tempo opportuno, propizio. Kronòs ha un inizio e una fine, Kairòs è il costante presente, forse l’Eternità. Non è il tempo a risolvere tutto, ma è come impieghiamo il tempo a decidere le sorti. Kairòs non è un tempo speciale che si verifica solo in determinati momenti con un inizio e una fine. Il tempo va inteso come una successione continua di Kairòs: ogni momento è il Kairòs, tempo opportuno. L’essere umano passa da Kairòs a Kairòs. Ogni istante è propizio e opportuno. Lo dice bene Lucio Dalla nella sua “L’anno che verrà”: “Com’è importante che in quest’istante ci sia anche io…”. Il Kairòs è l’essere presenti a ogni momento e intendere quel momento come un dono per una possibile apertura. Credo che per vivere questa possibilità dobbiamo resistere alla narrazione retorica che ha il solo scopo di sostenere lo status quo. Avvallando acriticamente questa narrazione, non ci poniamo il problema di come vivere il Kairòs ma attraversiamo questo tempo in apnea, gettati nel mondo, come barche in mezzo al mare nell’attesa della grande madre che ci salverà. La prima narrazione da contrastare è sicuramente quella dell’andrà tutto bene. “Andrà tutto bene”, non preoccupatevi, non vivete la vostra paura e le vostre emozioni. Questa narrazione funziona solo nel mondo della magia. Andrà tutto bene se mi impegno a farla andare bene, se accolgo questo tempo come un tempo della semina, della consapevolezza. Andrà tutto bene soprattutto se alleno, esercito, attivo, espando la consapevolezza; se mi impegno a gettare semi di speranza che matureranno nel futuro, se colgo le possibilità di questo tempo. L’”andrà tutto bene” contrasta, quindi, con la consapevolezza personale, ecologica e sociale. L’anno scorso, durante il primo lockdown si sentiva spesso dire che da questa quarantena ne usciremo persone migliori. Ma come? In che modo? E perché? Sicuramente non per il solo fatto di stare dentro le quattro mura di casa. Questa è una credenza magica. Forse ne usciremo persone migliori se viviamo il Kairòs, il tempo opportuno: opportuno per la consapevolezza, la libertà, la responsabilità ed, eventualmente, il cambiamento. KRONÒS E KAIRÒS NELLO SHIATSU Ora può essere interessante come tutto quello detto fin qui possa in qualche modo essere correlato allo Shiatsu. Io ho maturato l’idea che il Kairòs è la qualità di tempo che trasforma lo Shiatsu da tecnica ad Arte: ogni istante del nostro trattamento diventa “propizio ed opportuno” e non è più un susseguirsi di Kronòs riempito di “pressioni” sui meridiani. Magari a qualcuno di voi è capitato all’inizio di questo percorso, a me sì, di dover fare i conti con il Kronòs nel trattamento: si è all’inizio, si conosce a malapena il percorso dei meridiani, si è alla ricerca spasmodica di “sentire” qualcosa, oltre a dover suddividere l’attenzione tra altri numerosi dettagli: sono perpendicolare? La pressione è giusta? Sto usando hara? E così via. In tutto questo, sappiamo che il trattamento deve durare un certo tempo, un certo Kronòs: deve avere un inizio e una fine. E quante volte, inizialmente, dividevamo mentalmente il tempo, Kronòs, dedicato alla valutazione/diagnosi con il Kronòs dedicato al trattamento? Man mano che la nostra arte si affina, la nostra mente non è più catturata dai dettagli iniziali e, piano piano, riusciamo a rendere ogni singolo istante del trattamento un Kairòs, un tempo propizio ed opportuno. In altre parole riusciamo ad essere costantemente presenti e questo stravolge, in positivo, il nostro modo di lavorare. Siamopartiti dal filosofeggiaresul concettodi tempoattraverso le varie culture, abbiamo visto come questo concetto infinito può essere applicato alla nostra pratica, a questo punto possiamo riprendere una direzione verso l’infinito ed utilizzare lo Shiatsu come metafora della nostra vita di tutti i giorni: in ogni singolo gesto potremmo provare a ricreare quel Kairòs che viviamo sul futon durante il trattamento. Tradotto in termini zen, il nostro Shiatsu diventa un unico e costante “qui e ora”. E la nostra vita terrena terminerà quando si esaurirà il Kronòs, ma il Kairòs sarà un eterno presente. I L TEMPO : QU I E ORA Shiatsu n ews n. 66 - Giugno 2021

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