Shiatsu News 69 - dicembre 2022

essendo un rampicante conosce bene questo nulla, e osserva quelli che s’affrettano ad affacciarsi, in diversi modi: i paesani di Chuang tse che i giorni di festa vanno sulla torre, i concittadini di Battiato che nei giorni di festa escono dallo stadio con le bandiere colorate e chi va ad applaudire ai funerali delle persone famose. Sono innumerevoli gli alberi sui cui ci arrampichiamo tutti, per vedere o per farci vedere. In fondo anche chi viene ad arrampicarsi su questa collina è come Zaccheo: si prova ad acchiappare il signore, il Buddha, l’assoluto, l’illuminazione... se mai passi. Zaccheo fa tanti sforzi perché s’aspetta che il signore possa fare anche il miracolo di risolvere i suoi problemi, così come aveva guarito gli storpi e dato la vista ai ciechi. Ogni essere umano, come chi decide di andare in Giappone a cercare un maestro, aspetta che ci sia qualcuno che lo aiuti a salvarsi. Da parte di Zaccheo c’è un’attesa miracolistico, infatti Cristo s’è imposto ai suoi accoliti facendo dei miracoli. Hai voglia a dire che sei figlio di Dio, ma se non dai qualche prova, e niente è meglio dei miracoli, quelli non ti filano proprio. In fondo chi sale su un aereo e va in Giappone per praticare in un monastero mettendosi ai piedi di un maestro, non in maniera miracolistica come per Zaccheo, certo si aspetta che andando lì, arrampicandosi sulla collina di Shofukuji, possa vedere il signore. Per accorgersi, come conclude Montale, che pur stando in punta di piedi non riesce a vederlo. Proprio perché, com’è nella poesia di commento nulla c’è da vedere. Nello stesso tempo noi siamo avanti rispetto a Montale, perché lui è scettico sulla possibilità di vedere qualcosa mentre chi è andato in Giappone o viene su questa collina sa che se davvero vuole vedere il signore, lo potrà vedere. Proprio perché il nulla da vedere è il vedere vero: vedere il nulla è esattamente vedere il signore. Finché il signore è solo un uomo, con un nome e degli attributi, per quanto se ne possa vedere saranno solo delle controfigure ma non il signore assoluto. L’assoluto si rivela solo di fronte al non vedere, al nulla. Allora di fronte a quel nulla ecco che c’è il vero vedere. Se ci si aspetta di vedere qualcosa con gli occhi che abbiamo sul viso sarà solo un vedere limitato e che spingerà a vedere oltre, più in grande ma senza mai arrivare al vedere infinito. Infatti nella poesia di commento si prende atto che non basta essere un rampicante per riuscire a vedere il signore. L’errore è nel pensare che arrampicandosi su un albero o su una vetta ci sia la risposta alle proprie domande. S’inizia col piede sbagliato e non si può andare in nessun luogo. Invece sapendo che nulla c’è da vedere non c’è bisogno di andare sui sicomori, sulla collina di Scaramuccia, su quella di Kobe e nemmeno sulla cima delle montagne più alte della Terra. Invece, se uno si gusta l’arrampicarsi sul sicomoro o sulla collina di Scaramuccia sapendo che non c’è nulla da conquistare, sarà capace di gustarsi qualunque altro aspetto dell’esistenza. Lasciandosi andare al vedere e al nulla, tanto da immedesimarsi nel nulla, in quel momento si potrà vedere il signore. Dante afferma che solo chi è Dio può vedere Dio, così solo chi è vuoto può entrare nel vuoto dell’assoluto. Solo dopo questa acquisizione si potrà continuare ad arrampicarsi su tutti i sicomori e su tutte le colline o le montagne che si vuole, sapendo che ciò che si cerca è già con noi. Una volta realizzato ciò, si è cercati invece che andare alla ricerca. I NUOV I KOAN 37 Zaccheo ed il suo arrampicarsi sull’albero per vedere il signore, compare non so in quale vangelo. Sembra che fosse talmente preso dalla voglia d’incontrare Cristo, di cui aveva sentito parlare in maniera entusiastica, che s’arrampicò su un albero per sovrastare quelli che gli impedivano di vederlo. È ovvio che c’è voluto Cristo per evidenziare la fede di Zaccheo, avendolo visto e avendogli letto nel cuore, almeno secondo il vangelo. Montale utilizza questo episodio a modo suo, prima dicendo che si dovrebbe fare come Zaccheo, cioè in un certo senso innalzarsi verso il cielo per vedere il signore. Poi frena questo entusiasmo scusandosi di non essere un rampicante, perché nonostante il suo sforzo di alzarsi almeno in piedi, non lo ha mai visto. Insomma, non è in grado di andare tanto in alto, ha fatto il possibile ma nemmeno così è riuscito a vederlo. A me piace Montale non solo per quello che scrive ma perché lo fa sempre con una certa distanza: c’è e nello stesso tempo cerca di non farsi vedere. E quando vi compare fa sempre la parte di chi non riesce in quello che dovrebbe fare. Inoltre c’è dell’ironia che gli fa guardare il mondo con distacco, con ironia appunto. Perché sorride al fatto che si facciano tanti sforzi per arrampicarsi per qualcosa, così come nella poesia che fa da commento, per concludere che non c’è nulla da vedere. Pur Shiatsu news n. 69 - Dicembre 2022

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