SH I ATSU E… 9 Shiatsu news n. 69 - Dicembre 2022 Camera dei Deputati in vista del PNRR (2021) evidenzia che solo 4 Regioni hanno sviluppato in modo abbastanza diffuso questo modello (Piemonte, Veneto, Toscana ed Emilia Romagna hanno aperto 348 delle 493 censite, mentre altre 9 ne avevano un numero limitato, 8 nessuna). Ancora meno diffusi gli Ospedali di Comunità (163, di cui ben 69 solo nel Veneto). Abbiamo quindi una base di partenza molto diversa nelle varie regioni. Le CdS, dove costituite, hanno avuto il merito di mantenere e rafforzare la struttura delle cure primarie territoriali aggregando i medici di base in poli sanitari maggiormente organizzati. Esse tuttavia dovevano anche sviluppare degli interventi di prevenzione e promozione che sono rimasti in gran parte sulla carta. Alcune regioni (in particolare l’Emilia Romagna) hanno aggregato a questi poli altri servizi (come vaccinazioni, consultori, servizi riabilitativi, servizi di salute mentale e di neuropsichiatria infantile, ecc.) e ambulatori di medicina specialistica. Tuttavia questi poli pluriservizi non hanno funzionato in termini di una struttura coordinata e coesa ma solo come sommatoria di risorse. Era inoltre prevista la partecipazione della cittadinanza e l’aggregazione del terzo settore (in particolare l’associazionismo volontario socio-sanitario), ma ambedue queste intenzioni sono rimaste non attuate per mancanza di personale dedicato e di una direzione di riferimento della CdS. Un altro limite che ci si proponeva di superare è quello della distanza fra l’ambito sociale e quello sanitario, così come le difficoltà di raccordo e di realizzazione di percorsi di cura realmente fluidi fra territorio e ospedale. Queste difficolta persistono in quanto si continua a pensare i servizi come distributori di prestazioni per gli utenti e non come parti di una cura unitaria da ricostruire attraverso collaborazioni multiprofessionali. In conclusione, le attuali CdS costituiscono un primo passo verso una dimensione aggregativa delle cure primarie, ma esse abbisognano di un rilevante ripensamento e ridisegno, in particolare alla luce dell’impatto della pandemia da Covid-19. Tale evento pandemico ha mostrato, per un verso, la rilevanza delle strutture territoriali per impedire il collasso dell’intero sistema sanitario, ma, dall’altro, ha richiesto interventi riorganizzativi urgenti evidenziando carenze strutturali e operative rilevanti. In molte situazioni è mancato un raccordo fra interventi sanitari e quelli sociali pubblici e di terzo settore, con ampie scoperture nell’assistenza alla popolazione anziana e fragile sia a livello domiciliare che nelle RSA. Dove ciò è invece avvenuto, lo si è realizzato grazie ad una rinnovata presenza di amministrazioni locali capaci di coordinare interventi disparati e spesso a sé stanti. Dal ché si può dedurre che senza un ripensamento della governance dei servizi in termini integrativi, difficilmente si potranno raggiungere risultati operativi migliori. 3. PASSI NEL PERCORSO ISTITUTIVO DELLE CASE DELLA COMUNITÀ Le Case della Comunità, come detto, sono state previste dal PNRR varato dal Governo Draghi nell’aprile del 2021. Il Piano si articola in 6 Missioni che potenzialmente hanno diversi intrecci fra loro, in parte previsti dal Piano stesso, in parte da sviluppare nel corso della loro realizzazione. Per quanto riguarda la Missione 6 dedicata alla Salute, si dichiara: «L’attuazione della riforma intende perseguire una nuova strategia sanitaria, sostenuta dalla definizione di un adeguato assetto istituzionale e organizzativo, che consenta al Paese di conseguire standard qualitativi di cura adeguati, in linea con i migliori paesi europei e che consideri, sempre più, il SSN come parte di un più ampio sistema di welfare comunitario.» I principali investimenti sono quelli della attivazione di 1288 Case della Comunità e del potenziamento dei servizi domiciliari. Relativamente alla CdC si dichiara: «La Casa della Comunità diventerà lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti , in particolare ai malati cronici. Nella Casa della Comunità sarà presente il punto unico di accesso alle prestazioni sanitarie. La Casa della Comunità sarà una struttura fisica in cui opererà un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute e potrà ospitare anche assistenti sociali . La presenza degli assistenti sociali nelle Case della Comunità rafforzerà il ruolo dei servizi sociali territoriali nonché una loro maggiore integrazione con la componente sanitaria assistenziale.» In seguito il Governo Draghi ha varato, in data 23 maggio 2021, il DM 77 titolato Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale. Esso intende costruire un modello condiviso e omogeneo di assistenza socio-sanitaria sul territorio nazionale superando le attuali marcate diversificazioni regionali. Tale modello fa perno su: a) le Case della Comunità; b) le cure domiciliari; c) l’integrazione sanitaria e sociale; d) lo sviluppo di équipe multiprofessionali; e) la medicina d’iniziativa e la stratificazione della popolazione per intensità di bisogni; f) l’utilizzo di strumenti di telemedicina e telemonitoraggio; g) la valorizzazione della co-progettazione con gli utenti; h) la partecipazione di tutte le risorse della comunità (Comuni, Terzo Settore, pazienti, professionisti). Le équipe multiprofessionali potrebbero costituire uno dei punti di innovazione più rilevanti proposti. Oltre ai medici e agli infermieri, si citano il farmacista, lo psicologo, l’assistente sociale e altre professioni che eventualmente possano assumere il ruolo di case manager. Seguono indicazioni relative alla CdC in cui si afferma che essa: «Costituisce un progetto di innovazione in cui la comunità degli assistiti non è solo destinataria di servizi ma è parte attiva nella valorizzazione delle competenze presenti all’interno della comunità stessa.» Una particolare attenzione è dedicata alle «diverse prestazioni e servizi di telemedicina, quali la televisita specialistica, la teleassistenza, il telemonitoraggio, la teleriabilitazione, il teleconsulto medico, la teleconsulenza medico sanitaria, o la telerefertazione» vista in un’ottica di coordinamento e personalizzazione dell’assistenza. Altri aspetti che aprono diverse prospettive innovative sono i punti della co-progettazione degli utenti e della partecipazione comunitaria. Tali innovazioni dovrebbero comportare
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