SH I ATSU E… 8 Shiatsu news n. 69 - Dicembre 2022 IL PERCORSO DELLE CASE DELLA COMUNITÀ: POTENZIALITÀ E OSTACOLI In questo breve scritto cercherò di illustrare le caratteristiche e le carenze ancora irrisolte delle Case della Comunità, ossia della riforma dell’assistenza socio-sanitaria territoriale prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dal DM 77 varato dal Governo Draghi nel maggio del 2022. Nell’attuale fase politica non è ancora chiaro e definito l’orientamento che assumerà il nuovo Governo varato da Giorgia Meloni rispetto a questa riforma strutturale della sanità - ma anche dei servizi sociali - impostata negli ultimi tre anni e su cui sono previsti finanziamenti europei per diverse decine di miliardi. Allo stesso modo non sono ancora definite le applicazioni che le diverse Regioni faranno di queste norme generali – obbligatorie per tutto il territorio nazionale – in considerazione dei diversi punti di partenza e dei diversi orientamenti politici che le Regioni esprimono. Nella parte finale avanzerò alcune considerazioni sul ruolo che gli operatori shiatsu potrebbero avere all’interno dei percorsi costituenti. 1. LA PROSPETTIVA DEL WELFARE DI COMUNITÀ Il termine “comunità” ha avuto in passato poca fortuna nell’ambito degli interventi di welfare italiani, dato che esso veniva associato a forme di convivenza pre-moderne. Tuttavia negli ultimi due decenni la situazione ha cominciato a mutare: infatti il passaggio dall’assetto di Welfare State prettamente pubblico a forme miste comportanti l’inclusione del terzo settore ha costituito un primo passo verso la prospettiva di coinvolgere progressivamente, nella costruzione degli interventi, soggetti “comunitari” no-profit mossi da un’etica solidaristica. L’associazionismo volontario e le imprese sociali hanno così assunto compiti crescenti nella gestione dei servizi, con esiti diversificati. Una seconda spinta si è manifestata successivamente volta a coinvolgere risorse sociali informali - come famiglie, vicinato, associazioni, reti sociali, mutualità, gruppi d’acquisto, forme partecipative di cittadinanza - capaci di sviluppare capitale sociale (ossia fiducia e coesione sociale). In questa prospettiva, gli stessi destinatari degli interventi e le emanazioni associative della cittadinanza sono stati coinvolti nella produzione dei servizi alla persona allo scopo di generare valore, specie in termini di beni relazionali e di coesione sociale, producendo un welfare definito generativo e di comunità. L’introduzione di “Case della Comunità” nelle reti di servizio del welfare italiano (a cui si affiancano, rafforzando il concetto, gli “Ospedali di Comunità”) sembra porsi, nelle intenzioni dei decisori politici, in questo contesto in divenire assumendo il riferimento comunitario come caratterizzante. Essa, inoltre, adotta il termine “Casa”, già utilizzato nel precedente costituito dall’istituzione di Case della Salute (avviate dal Ministro Turco nel 2007), al fine di indicare un luogo di riferimento “abitato” e fatto proprio dalla popolazione circostante. L’adozione del riferimento alle Case, da una parte, e alla Comunità, dall’altra, sembra indicare uno sviluppo e insieme un superamento dell’esperienza delle Case della Salute (CdS) nella direzione di un’accentuata visione sociale e comunitaria della nuova struttura in via di costituzione, nonché di un rinnovato ruolo coordinativo e propulsivo delle istituzioni pubbliche territoriali. 2. INSEGNAMENTI DELL’ESPERIENZA DELLE CASE DELLA SALUTE La più recente rilevazione sullo sviluppo delle Case della Salute e degli Ospedali di Comunità realizzata dal Servizio Studi della di: Marco Ingrosso *
RkJQdWJsaXNoZXIy ODk0MDk=