Shiatsu News 66 - giugno 2021
VERSO UNA SC I ENZA . . . 7 Shiatsu n ews n. 66 - Giugno 2021 già dal titolo, all’altro storico evento del 1998 organizzato dall’allora FIS, una vera pietra miliare, come si suol dire: la grande manifestazione di Roma nel cui titolo lo Shiatsu era definito “una grande arte per la salute”. A quella definizione di arte si era arrivati concordi, alla fine di un animato dibattito interno su cosa fosse lo Shiatsu e quale fosse il suo ambito di applicazione. Qualificarlo come arte ne metteva in luce e valorizzava soprattutto gli aspetti di soggettività, di intuitività, di unicità dei trattamenti. Nello stesso tempo lo si smarcava chiaramente dall’ambito sa- nitario. Lo Shiatsu aveva allora circa vent’anni di vita, in Italia. Po- chissimi, per una disciplina le cui basi culturali non avevano da noi alcuna storia, nessun retroterra a cui riferirsi. Fu un degno punto di arrivo di una crescita, all’inizio tu- multuosa, che a un certo punto sollecitò la consapevolez- za della necessità di darsi struttura e profondità. A Roma, nei vari spazi – all’aperto e al chiuso, dal bell’allestimento a villa Borghese alla sala barocca e qua e là per la città – il mondo dello Shiatsu si mostrava per la prima volta, attraverso trattamenti, presentazioni culturali e dibattiti, organizzato, numeroso, pieno di energia ed entusiasmo combattivo. A distanza di più di due decenni, il Congresso a cui siamo in- vitati a partecipare porta un titolo, “Verso una scienza del- lo Shiatsu”, che ci stimola a pensare, perché propone una nuova definizione/visione. Tra gli obiettivi dichiarati: met- tere in circolo i frutti del percorso fatto collettivamente in questi anni e, nel contempo, attivare nuovi strumenti e pro- tagonisti per far procedere lo Shiatsu verso una ulteriore comprensione e comunicabilità dei suoi processi ed effetti. Come siamo arrivati a questo passaggio? Si tratta di un superamento della prima collocazione identitaria o di una sua evoluzione? Propendo per la seconda interpretazione. Allora: Arte-Scienza Shiatsu? Ho il sospetto che ambedue i termini, arte e scienza, richia- mino alla gran parte di noi immagini un po’ mitiche, basate più su conoscenze un po’ approssimative e idealizzate, in un senso o nell’altro, piuttosto che su conoscenze fondate. La formazione scientifica in Italia non riceve l’attenzione che le si dovrebbe. Di arte, invece, abbondiamo. E’ assai probabile, perciò, che accostare alla scienza una di- sciplina che per lungo tempo ha definito, vissuto e coltivato se stessa come arte (del tocco, dell’ascolto, delle connes- sioni e armonizzazioni, così interne come esterne) produca, in prima battuta, una reazione pregiudiziale di ostilità. Una reazione opposta di adesione acritica sarebbe però altret- tanto problematica. Scienza dello Shiatsu è un’espressione che ha bisogno di spiegazioni e precisazioni per essere compresa e accolta. Troppo grandi sono il prestigio della Scienza e la diffusa fiducia nei suoi metodi di conoscenza, troppo grande il po- tere, costruttivo e distruttivo, che l’applicazione tecnolo- gica delle sue scoperte ha dato all’essere umano per non temere che, nell’avvicinarsi a quel mondo, il delicato sapere dello Shiatsu ne risulti alterato e perda ciò che riteniamo essere la sua natura e le sue radici. Timore forse giustificato, dipende da noi disperderlo. Già nel titolo, l’immaginario che la parola scienza evoca so- vrasta l’altra, Shiatsu. Comincerò, dunque, dal titolo “Verso una scienza dello Shiatsu”. “Verso” ci parla di una direzione, di un inizio di un percorso. E’ neutro. E’ la specificazione che mette in allarme a causa della sua doppia funzione. Possiamo, infatti, intenderla in due modi a seconda che lo Shiatsu sia considerato l’ogget- to (a cui si applica) la Scienza o invece il soggetto (autore) di una propria scienza. Avvicinarsi al pensiero scientifico non significa e non com- porta disconoscere l’aspetto di arte nello Shiatsu, con le sue implicazioni di singolarità, intuizione, imprevedibilità. Il punto è che, finora, vi si è più o meno concentrata tutta la nostra attenzione sia pratica che cognitiva o concettuale. Penso che, proprio perché il lavoro su questo primo aspet- to è giunto a maturazione, sia possibile e necessario ora bilanciarlo con un lavoro di analisi e di verifica, usando me- todi che ci vengono da altri campi del sapere umano. Da questo punto di vista, il congresso scientifico mi sembra un passaggio obbligato da percorrere se vogliamo comin- ciare ad integrare quel sapere che proviene dall’esperienza dello Shiatsu come arte (esperienza tutta rivolta all’inter- no), con la conoscenza che può essere acquisita attraverso l’osservazione dei processi attivati dallo Shiatsu e l’identi- ficazione delle condizioni che li accompagnano (esperienza rivolta all’esterno). Certo non è e non sarà semplice né facile attuare questa necessaria integrazione. Le insidie sono molte e anche le resistenze (le avverto ogni tanto anche in me), come sem- pre, quando di fronte c’è il non noto. Ecco, aprirsi alla fatica e alle sorprese del non noto è la sfida che il congresso lancia, fiducioso che lo Shiatsu la raccolga e la sappia vincere.
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