Shiatsu News 66 - giugno 2021
57 Shiatsu news n. 66 - Giugno 2021 di Maria Silvia Parolin Mimo Boato Mimo è stato il mio primo maestro di Shiatsu nel 1987-1988. Di quel corso ricordo soprattutto l’atmosfera suscitata dal suo modo di trasmettere lo Shiatsu. Più che lezioni in senso classico erano esperienze. Conoscevo lo Shiatsu solo da qualche articolo, mi interessava la sua origine nel pensiero dello yin-yang e moltissimo come “massaggio” (allora si diceva così, massaggio Shiatsu). Non avevo paragoni possibili dunque accolsi tranquilla quel suo modo di insegnare che era in realtà molto personale e coinvolgente. Lui, il maestro, già a vederlo era davvero un personaggio. Tutto in lui era ampio e incisivo, la corporatura massiccia ma agile, le mani, i tratti del viso, gli occhi e lo sguardo penetrante e mobile con cui si sporgeva curioso su ciascuno di noi. Si coglieva che il suo vero interesse era per portare le persone verso una maggiore consapevolezza di sé, verso una esplorazione di possibilità nuove nella vita, verso una “guarigione” in senso lato. L’apprendimento di una tecnica e di un metodo era invece quasi irrilevante. Per questo motivo eravamo in difficoltà quando si passava poi a lavorare in coppia. Il tutto era interessante, stimolante, ma poco memorizzabile. Di solito la lezione si svolgeva attorno a uno o due trattamenti. Qualcuno si offriva dichiarando una qualche esigenza o qualche problema, non solo fisico. Mimo si faceva un quadro osservando viso, corpo, atteggiamento, voce e poi andava a lavorare intuitivamente con le mani su quel quadro. Mentre trattava commentava ad alta voce e diceva a noi che stavamo attorno: vedete qui? c’è questo e questo, dipende da questo e questo. E così via. Alla fine esponeva la sua “diagnosi” e ci indicava dei cambiamenti più o meno visibili anche ai nostri occhi. Non sempre quello che diceva era piacevole da ascoltare per la persona, tanto più perché si sentiva esposta allo sguardo di tutti, però era accettato e anche utilizzato, credo. Questo modo di dire tutto in pubblico poteva potenziare nella persona l’energia di cambiamento, però poteva pure innescare dinamiche difficili o dolorose. Anche allora mi sembrava una modalità discutibile, da maneggiare comunque con grande attenzione, rispetto e delicatezza. Terminata la lezione si andava sempre insieme a mangiare, continuando i discorsi fino a tardi, sorretti dal vino e dalle immancabili acciughe, un caposaldo della dieta di Mimo. Credo che all’epoca la sua aspirazione ed anche il suo talento fosse di essere un guaritore piuttosto che un professionista Shiatsu, che non era tra l’altro l’unica sua metodica e risorsa. Penso che effettivamente sia stata la sua strada e che abbia continuato a percorrerla. Devo a lui l’entusiasmo che mi prese per lo Shiatsu e altresì il desiderio di apprenderlo in modo più strutturato, cosa che saldandosi con altri interessi all’inizio del 1989 mi portò in Giappone e allo IOKAI di Tokyo. Fu infatti attraverso Mimo che acquistai una copia della famosa mappa dei meridiani da cui presi indirizzo e numero di telefono del Centro fondato da Masunaga. Ripensando a lui in questa occasione, mi si rinnova la gratitudine per quel prezioso e potente seme che ho ricevuto.
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