Shiatsu News 66 - giugno 2021

L I BR I LETT I E R I LETT I 53 Shiatsu n ews n. 66 - Giugno 2021 secchio. Per poter prendere l’acqua dal pozzo alla donna non rimarrebbe che strapparlo, ma decide invece diversamente e lascia il fiore al suo posto, pensando di recarsi da qualche vi- cino per farsi prestare l’acqua che le servirà per la giornata. In questa breve poesia si possono rilevare molte. In primo luogo una particolare attenzione ai dettagli, vale a dire alle piccole cose, a quei piccoli avvenimenti che spesso nella vita ci passano davanti ma ai quali non siamo usi dare molto peso. Insieme a questo la delicatezza di lasciare un umile fiore al proprio posto anche quando può costituire un pic- colo momento di inciampo nelle nostre attività quotidiane. Sono queste alcune delle virtù particolarmente presenti nell’animo femminile, abbastanza trascurate in genere dalla sensibilità maschile. Ma nell’haiku c’è anche dell’altro. Infatti, oltre a trasmetterci l’emozione provata dalla donna alla vista del fiore, la poe- sia suggerisce che nell’incontro è avvenuto anche qualcosa di molto più profondo. Secondo uno studioso dello Zen (D.T. Suzuki, 1870-1966), con il verso iniziale (l’esclamazione “Oh! Il convolvolo -”) Chiyo-ni non mostra solo di essere rimasta colpita dalla bellezza del fiore ma in realtà, commenta Su- zuki, lei “..ne fu completamente assorbita: lei era il fiore e il fiore era lei stessa. Erano così completamente una cosa sola che essa perse la propria identità. Fu solo quando si destò dall’istante di identità inconscia che comprese di essere il fiore stesso o piuttosto la bellezza stessa.” (Suzuki – Il risve- glio dello Zen – Astrolabio Ubaldini Editore). Possiamo dunque dire, prendendo per buona questa rifles- sione, che la poesia lascia intendere il verificarsi, nell’incon- tro tra la donna e il fiore, di una vera e propria “esperienza mistica”. Un evento non ordinario dunque, ma un evento che, per come vissuto, porta alla comprensione della realtà pro- fonda della vita. Quella cosa che, nella terminologia buddista, troviamo essere definita come “illuminazione” o “satori”. Perdutamente innamorato di questo haiku, ho cercato di trovare altre sue poesie e qualche notizia sulla vita di Chiyo- ni per poterla conoscere meglio. Purtroppo però, e devo dire curiosamente, pur essendo lei una grande poetessa e l’haiku in questione uno tra i più famosi al mondo, di libri che parlassero di lei e riportassero le sue poesie non mi è mai stato facile trovarne. Facevano eccezione un libro america- no (ottimo ma quasi introvabile), una pubblicazione francese piuttosto scarna e qualche piccola altra cosa in rete. È stato così che con l’amica e collega Stefanie Kimmich ab- biamo pensato che per colmare questa lacuna la cosa più normale fosse di provvedere in proprio scrivendo un libro su Fukuda Chiyo-ni. Per poterla conoscere meglio noi stessi e per farla conoscere, perché davvero questa donna e la sua arte se lo meritano. Il libro è quindi stato scritto a quattro mani, cercando di documentare ampiamente la vita, il tempo e la poesia di Chiyo-ni, e arrivando persino a tradurre (udite udite!) una sessantina dei suoi haiku migliori direttamente dal giapponese. L’esperienza, purtroppo condotta interamente in tempo di pandemia, è stata straordinaria perché ci ha permesso di gustare pienamente della sua poesia, traducendola diret- tamente dall’originale giapponese, e di “accedere” appieno anche al personaggio. Una donna che, pur vivendo nella rigi- da società neo-confuciana dell’era Tokugawa, riuscì sempre mantenere la propria autonomia e la propria indipendenza intellettuale e personale. Per la sua levatura artistica, ma anche grazie alla sua personalità, in quel Giappone non certo facile per una donna ebbe modo di ricevere gli apprezza- menti che meritava, sia come poetessa che come persona. Il libro è uscito lo scorso febbraio, pubblicato da un picco- lo ma prestigioso editore veronese (Fukuda Chiyo-ni, una donna nella via dell’haiku – Gabrielli Editori). Il nostro lavoro forse in qualche modo aiuterà a far uscire dall’ombra questo gigante della poesia giapponese, molto meno “raccontato” rispetto agli altri grandi poeti dell’haiku. Una discriminazio- ne di genere? Chissà? Certo una dimenticanza difficilmente spiegabile. Chiudiamo con una sua delicata e struggente poesia in cui si racconta da donna anziana mentre, riguardando i suoi abi- ti giovanili, ripensa agli appuntamenti amorosi di un tempo lontano. In quella fase della sua vita si era fatta monaca bud- dista, senza però per questo rinunciare a vivere nel mondo e alla sua arte. E senza mai rinnegare i suoi trascorsi e la sua femminilità. “ Non più l’attesa della sera o dell’alba – Toccando vecchi abiti. “

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