e di accettare la sfida, stando ben attenta a non stravolgere o rivoluzionare le origini, bensì a renderle comprensibili in un ambiente che ha origine diverse ma che sta evidenziando sempre di più gli stessi bisogni: la scienza medica occidentale sta mostrando i suoi limiti nel riuscire a rispondere pienamente alle richieste di salute della popolazione e questo perché è il concetto stesso di salute che sta cambiando. Gli studiosi della materia ormai sono concordi nell’affermare che la salute non è più uno “stato di completo benessere” bensì un processo dinamico che oscilla necessariamente anche da fasi di malessere (“la salute non è opposta alla malattia e non si esprime solo col benessere” - Marco Ingrosso - La cura complessa e collaborativa – Aracne Editrice Roma 2018 pag. 201). Pertanto la salute diventa una questione non più meramente biologica, bensì bio-psico-sociale: infatti, l’epigenetica ormai ci avverte che la relazione con l’ambiente modifica l’espressione dei nostri geni e la visione PNEI, ormai solida dal punto di vista della letteratura scientifica, ci dice che la reazione ad ogni tipo di stress, sia fisico che psichico, è sempre sistemica e non meramente lineare, cioè tutti gli apparati dell’uomo reagiscono (Psico, Neuro, Endocrino e Immunologico), quindi, nei termini a noi più cari, il corpo e la mente sono integrati e non separabili. La definizione di una nostra identità evoluta ed integrata nel contesto culturale in cui operiamo richiede, quindi, un processo nuovo, cioè, oltre ad esserci riconosciuti fra noi come parti di un progetto di salute comune (lo Shiatsu), seppur con specificità diverse, adesso dobbiamo farci riconoscere in maniera chiara, razionale e non solo emotiva, anche dagli altri, a tutti i livelli. In pratica, si tratta di capire se lo Shiatsu abbia titolo per entrare nella comunità scientifica o se, addirittura, non possa rispondere anche lui ad una scienza propria, originale e quindi autorevole: la Scienza dello Shiatsu. In modo istintivo, quando sentiamo la parola “scienza” subito pensiamo a microscopi, provette, alambicchi, medici, laboratori e via dicendo, ma sono scienziati anche i sociologi, gli antropologi e tutti quelli che studiano i fenomeni del mondo. Secondo la filosofia della scienza cosa fa uno scienziato? Osserva, sperimenta e costruisce teorie. In altri termini: osserva i fenomeni, li stimola in qualche modo per vedere come reagiscono (fa cioè esperimenti o interventi) e di conseguenza costruisce delle teorie. Ci sono poi delle scienze, come per esempio la sociologia, che costruiscono teorie basandosi solo sull’osservazione senza fare esperimenti, anche se ognuno di noi probabilmente si sarà sentito, almeno una volta nella vita, in una sorta di esperimento sociale! Scherzi a parte, uno scienziato fa questo. Ma una volta costruite delle teorie queste poi vanno ad influenzare il background culturale a partire dal quale poi continueranno ad essere osservati i fenomeni, quindi, in qualche modo, condizionerà gli esperimenti successivi, creando così una sorta di circolarità nella scienza, tale per cui si rischia di voler dimostrare quello che si pensa e non realmente quello che c’è, perdendo, quindi, una certa neutralità nell’osservazione, ovvero, per dirla nei termini con cui ho aperto questo articolo, le teorie possono essere influenzate dalle forme di pensiero dell’osservatore. Quindi, a ben vedere, anche questa circolarità rischia di diventare una sorta di autoreferenzialità. Facciamo un esempio: la medicina basata sull’evidenza (EBM) è nata proprio da questa circolarità, nascendo cioè dall’esigenza di dare uniformità alla qualità degli interventi terapeutici, in qualunque parte del mondo questi si realizzassero, non dipendendo più solamente dall’abilità del medico. In pratica, si è detto che ogni intervento medico deve essere sostenuto dalle migliori evidenze scientifiche mondiali e questo è un principio sano, ma David Sackett, considerato il padre della EBM, aveva introdotto anche altri elementi fondamentali per una decisione terapeutica: l’esperienza del medico, che dovrebbe verificare sul campo la validità delle evidenze scientifiche e, soprattutto, le preferenze del paziente, ovvero aveva introdotto una variabile umana, che avrebbe dovuto ribilanciare l’astrazione matematica delle statistiche alla base della ricerca scientifica. Ma la forma di pensiero comune, che cerca continuamente nella linearità “oggettiva” la soluzione principe (e la matematica 1° Congresso sc i ent i f i co FISieo 1 ° CONGRESSO SC I ENT I F I CO 13 Shiatsu news n. 67 - Dicembre 2021
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