Shiatsu News 64 - aprile 2020

CORONAV I RUS 15 Shiatsu news n. 64 - Aprile 2020 topia (Bauman, 2017) e di populismo sovranista. Tuttavia il tentativo dei primi tempi di diffusione di gridare all’untore esterno (questa volta cinese) si è ben presto rovesciato in una esclusione proprio degli italiani che speravano ingenua- mente di essere fra gli intoccabili del mondo (“chi la fa l’a- spetti”?). L’allarme e il timore finora riservati allo sconosciu- to, all’estraneo, al diverso, si trovano improvvisamente estesi al vicino, al conosciuto, all’amico che va tenuto a distanza, di cui è bene diffidare preventivamente. Se il possibile contagio è ovunque è difficile sia scappare sia difendersi. Qualcuno ha fatto notare che si può passare allora dalla paura (di qual- cosa o qualcuno ben marchiato e localizzato) all’angoscia o al panico (dove il pericolo è ovunque e relativamente inde- terminato)! Nel frattempo, molti giornali, blog e social, sono pieni di cri- tiche alle autorità perché hanno chiuso troppo poco le fron- tiere, troppo tardi o perché, al contrario, hanno allarmato troppo, non hanno comunicato bene, o ancora perché non si sono occupati di questi e di quelli, della categoria tale e di quell’altra. Quindi, anche il coronavirus conferma e rialimen- ta in molti l’immaginario rabbioso e sfiduciato precedente, ma insieme lo mette un po’ in crisi: non si sa più bene con chi prendersela, quindi, ci se la si prende con tutti! Gregory Bateson (1972) direbbe che abbiamo un apprendimento zero: anche se viene giù il mondo molti continuano a leggerlo come di consueto! Un’altra lettura abbastanza diffusa è quella di coloro che pri- vilegiano le libertà personali rispetto alle norme comuni che inevitabilmente vengono emanate. Vi sono molti che mani- festano insofferenza, che rivendicano la loro trasgressività e autonomia di giudizio con un atteggiamento acre verso le disposizioni delle varie autorità, evidenziandone le incon- gruenze, le contraddizioni, l’inapplicabilità in specifiche situa- zioni. Tali persone privilegiano la visione individuale rispetto all’immaginario massificato del populismo, ma sono altret- tanto attente a prendere le distanze di fronte ai richiami alla coesione sociale, al bene comune delle autorità morali del Paese. Spesso si tratta di persone che ritengono di essere al di sopra dei pregiudizi comuni e, quindi, con uno status mo- rale superiore: più razionali, più controllati, più consapevoli (in particolare di chi prende le decisioni collettive). Quindi anche questo gruppo tende a confermare la propria visione qualunque siano le circostanze. Un altro tipo di risposta al pericolo è quella di coloro che ri- tengono di esorcizzare le paure con un’applicazione rigida e maniacale delle disposizioni igieniche, rivolgendo forti criti- che a chi non segue il loro esempio, sottovalutando l’allarme e i rischi connessi. In questo caso vi è un aggrapparsi alle norme, alle regole impartite, alle privazioni conseguenti che, come in un’ascesi laica, dovrebbero rendere più probabile il raggiungimento della salvezza dal morbo. Qui vi è un adat- tamento, ma del tutto difensivo, chiudendosi in uno spazio protetto con solo sé stessi e i familiari dentro: una sorta di Arca di Noè al contrario! In questo quadro contradditorio e incerto, vi sono però anche molti che riescono a mantenere una visione in equilibrio sul filo teso, evitando sia il panico irrazionale sia l’avventurismo trasgressivo, mettendo in luce una forte dose di pazienza e resilienza, adattandosi alle con- tingenze, persino evidenziando alcuni aspetti positivi della sosta forzata e del cambio di passo. Sui giornali si leggono di eroi del quotidiano che fino a ieri ignoravamo: ricercatori precari, medici di base e ospedalieri, infermieri, scienziati, capitani di nave, forze dell’ordine, amministratori, tecnici, in- segnanti, preti, semplici cittadini che fanno la loro parte. Per molti aspetti, pur nella distanza sociale necessariamente accentuata, molti di costoro sentono l’esigenza di tornare a reincontrare l’altro, appena possibile, di ritrovare i momenti collettivi, sentono la responsabilità di mettersi insieme per ottenere il risultato, sono grati a tutti coloro che rinforzano e perseguono il “bene comune”. Tanto è vero che, nonostante tutto, torna a serpeggiare un po’ di orgoglio per un Sistema Sanitario universalistico che risponde e lo fa verso tutti, per una ricerca scientifica che ottiene risultati, per una scuola che si attiva per i suoi studenti. Dagli altri europei ci si aspetta aiuti e comprensione, non colpevolizzazione ed esclusione. Ma anche dai cinesi – che già sembrano superare il picco dei contagi – e da popoli di altri continenti, tanto che persino un super-commissario è stato invocato e alfine nominato per organizzare gli arrivi di personale, attrezzature, macchinari per la terapia intensi- va e quant’altro dalla Cina per affrontare tempestivamente l’emergenza! Insomma gli scenari sono in accelerato mo- vimento e chi non ha ancora preso pienamente coscienza dell’emergenza in corso è invitato a farlo al più presto, as- sumendo comportamenti, ma prima ancora modi di pensare più consoni all’urgenza dei fatti in corso. Dunque, viste le tendenze contrastanti che si dispiegano nel corpo sociale, ci si può aspettare dei cambiamenti più o meno profondi nelle pre-cognizioni, nei pre-giudizi con cui guardiamo alla vita sociale? Si accentueranno gli elementi disgreganti dei legami sociali, mantenendo le chiavi inter- pretative pre-crisi? O cominceranno ad emergere nuove esigenze di ricorrere a strumenti collettivi, a solidarietà, a vicinanze di cui da tempo si diffidava? Si vivrà asserragliati o si comincerà a capire che degli altri, in tutti i sensi, si ha bisogno? Vi saranno apprendimenti strumentali (soluzio- ni pronto uso) dentro il set di alternative già oggi presenti (pronti a ritornare sui nostri passi appena possibile) o sorge- rà l’esigenza di fare un salto di qualità, una rivoluzione dello sguardo di fronte alle tante situazioni “fuori controllo” che si accumulano? È ciò che ci diranno i mesi futuri! Come in ogni crisi, accanto ai disagi e all’incertezza, si aprono spazi per nuovi cammini che parevano impossibili da immaginare, prima che da per- correre, ma il rischio di confermare le premesse precedenti ignorando la forza degli avvenimenti resta sempre la tenta- zione più forte! www.battei.it

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