Shiatsu News 64 - aprile 2020

CORONAV I RUS 14 Shiatsu news n. 64 - Aprile 2020 “CORONA VIRUS, LA FISIEO HA MESSO IN CAMPO UN PROGETTO AL FINE DI FAR EMERGERE LE OPPORTUNITÀ RELATIVE ALLE RESTRIZIONI CHE QUESTA SITUAZIO- NE IMPONE, CON LA COLLABORAZIONE DEL PROF. INGROSSO DELL’UNIVERSITÀ DI FERRARA, DA TEMPO IN ITINERE. DI SEGUITO UN SUO CONTRIBUTO PUBBLICATO QUALCHE TEMPO FA SUL SITO DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE LUIGI BATTEI .” RESISTENZE E APPRENDIMENTI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS P ochi anni or sono un antropologo sociale norvegese, Thomas Hylland Eriksen, scriveva un libro titolato “Fuo- ri controllo. Un’antropologia del cambiamento accele- rato” (Einaudi, 2017) in cui esaminava pesanti conseguenze impreviste del cambiamento sempre più veloce contempo- raneo: «Il mondo contemporaneo è… troppo popolato? Trop- po intenso? Troppo veloce? Troppo surriscaldato? Troppo ne- oliberista? Troppo fortemente dominato dagli esseri umani? […] Nei sistemi complessi, un’azione ha spesso conseguenze impreviste più rilevanti dei risultati programmati». Mettendo a confronto questa previsione con la situazione odierna si osserva, per contrasto, che l’influenza di coro- navirus ha ridotto (seppur di poco percentualmente) la popolazione, ha fortemente limitato l’intensità e la velocità di moltissime attività, ha persino ridotto l’inquinamento in alcune parti del pianeta in ragione del freno posto agli spo- stamenti e all’attività umana, ha attivato una forte ripresa della mano pubblica, comunitaria e collettiva, ha dato un po- tere inusitato a microscopiche entità viventi mettendo “fuori controllo” diversi progetti e intenzionalità umane! Si può di- scutere se questo evento di portata mondiale sia una delle conseguenze impreviste del “surriscaldamento” evocato da Eriksen o sia un fenomeno con una dinamica a sé stante che l’autore non prevede nel suo libro. Dunque un’ulteriore tipologia di rischio catastrofico che viene ad aggiungersi a quelle relative ad energia, mobilità, città, rifiuti, sovraccarico di informazioni. Sta di fatto che già dopo una prima fase di alcuni mesi (e con un futuro di durata e intensità del tutto incerte), tale fenomeno è stato in grado di mettere in crisi i trasporti in- terni e internazionali, il turismo, la produzione economica, le borse, la scuola, la sanità e molti altri scambi e strutture collettive. Per le popolazioni residenti nelle aree investite in prima persona, si è trattato di una brusca rottura della con- tinuità quotidiana, del “dato per scontato”, che ha richiesto un repentino adattamento. Le strutture collettive (politiche, sanitarie, di sicurezza, ecc.) sono state poste sotto forte pressione per affrontare il veloce cambio delle esigenze pri- marie legato al tentativo di bloccare la diffusione del virus. Dai “focolai” originari tuttavia l’epidemia tende a diffondersi implacabile su spazi sempre più grandi, con piccoli fuochi via via più estesi che coinvolgono intere comunità nazionali e larghe macro-regioni in quasi tutto il pianeta. Da pochi giorni l’OMS ha definito la diffusione come una “pandemia”. In poco tempo nelle aree interessate si è passati da un coinvolgi- mento preventivo in termini come timore, fame di notizie, corsa all’accaparramento, ritiro dai viaggi e dagli incontri, a una situazione di coprifuoco, di blocco semi-totale di tutte le attività con contagi sempre più vicini e diffusi. Quale lettura viene dunque fatta di un tale macro-accadi- mento da parte della gente? Molto dipende dalle chiavi in- terpretative pre-esistenti relative al legame sociale. Come è noto, in questa fase storica prevale nettamente la visione sfiduciata, diffidente, cinica (chi ci guadagna? chi manovra?) e securitaria della vita sociale, dunque la paura dell’Altro, una visione che è alla base dei fenomeni psico-politici di retro- di: Marco Ingrosso Parma, 12 Marzo 2020

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