Shiatsu News 61 - dicembre 2018 - gennaio 2019

molto forte ma è anche in grado di penetrare a fondo la cute. Il suo sapore è marcatamente amaro e la sua natura energetica è fredda, infatti trova impiego nelle sindromi da calore, che siano dovute ad eccesso di yang, ad aggressione esterna o a deficienza di yin. Viene, quindi, impiegata nelle sindromi infettive e parassitarie, spesso accompagnate da febbre e mal di testa, per calmare le infiammazioni articolari e per migliorare la vista. INTERAZIONI E TOSSICITÀ Alte dosi dei principi attivi della pianta possono indurre stati confusionali, vertigini, vomito e diarrea e dosi altissime possono danneggiare il fegato. Ma questi sintomi oltre che essere causati da dosi molto alte sono reversibili, per cui la pianta e i suoi derivati vengono di solito classificati come leggermente tossici. Può avere interazioni con farmaci antimicotici, regolatori del ritmo cardiaco e soprattutto con altre piante come il rabarbaro, l’angelica e il pompelmo. ETNOBOTANICA a cura di Germana Scafetta Artemisia , l’erba dei Viandanti. Nel mito raccontato dallo Pseudo Apuleio ( “De virtutibus herbarum” ), si dice che l’Artemisia sia stata donata alle donne dalla Dea Artemide, da cui prende il nome (anche se poi sarebbe stato il Centauro Guaritore Chirone a divulgarne le proprietà), per rendere il ciclo mestruale regolare e per aiutare nei parti difficili (si 47 n. 61 - Dicembre 2018 riempiva il pagliericcio dove la donna avrebbe partorito con Artemisia vulgaris), sebbene fosse vietata alle puerpere, poiché rendeva amaro il latte, così come usata per diminuire i sintomi fastidiosi della menopausa. Un detto antico recita: “Chi porterà l’artemisia nel suo cammino non si sentirà mai stanco” , infatti veniva usata come talismano contro la fatica e come amuleto dai viaggiatori. Questa pianta non protegge solo durante i viaggi fisici, ma offre la sua protezione anche nei viaggi spirituali, per cui si usa bruciarne qualche rametto durante le meditazioni. Durante l’epoca greco-romana era nota per la sua efficacia contro le convulsioni e le crisi epilettiche. Macerata in vino rosso con Salvia officinalis, costituiva rimedio per l’anemia. Per comunicare con gli Dei, gli antichi Greci, mescolavano fiori di Artemisia con il grasso degli animali sacrificati, e il fumo che saliva al cielo era così profumato da essere gradito agli esseri superiori. Bruciata insieme ad altre erbe, serve per purificare ambienti e persone, e il fumo aspirato favorisce le visioni. Messa in un sacchettino, sotto il cuscino, facilita i sogni premonitori. Una volta l’inchiostro veniva temperato con succo di Artemisia, per rendere la carta inattaccabile dalle tarme, poiché la parola deve durare al di là del tempo. Anch’essa Erba di S. Giovanni, veniva usata intrecciando corone e cinture (che proteggevano dalle febbri e dai veleni), che poi venivano bruciate nelle celebrazioni del Solstizio d’Estate, nei Fuochi della notte di S. Giovanni. artemisia

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