Shiatsu News 52 giugno 2016
24 n. 52 - Giugno 2016 intervi ste C’è un suo avvicinamento allo stile Masunaga? «Non è questo il problema. Io rispetto molto lo stile Masunaga. Ritengo che la sua parte più importante sia la diagnosi. Secondo la mia comprensione, è quello il momento decisivo per un buon trattamento». Non è la prima volta che viene in Italia: può dirci la sua opinione sullo sviluppo dello shiatsu nel nostro Paese? «Sì, c’è una buona evoluzione. Credo che in Italia sia ben avviato il cammino verso questa direzione che riguarda l’emozionale e il mentale. Qui, al congresso di Norcia, ho visto, per esempio, il movimento del Ki schiena contro schiena per sentire e andare verso l’armo- ia. Sono tutte cose utili per togliere lo stress mentale, condivido i punti di vista che ho sentito qui a Norcia. Intendiamoci bene: sono convinto che occorre continuare a studiare seriamente anche la parte più legata all’anatomia, alla colonna, alla muscolatura. Mettere insieme le due parti consentirà al mondo dello shiatsu di andare sempre più avanti». Cosa dovrebbe e potrebbe fare l’Unione Europea per lo shiatsu? «In Europa occorre legalizzare con norme chiare le terapie manuali, che, secondo me, "
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la preparazione, anche anatomica, pur se non al livello del mondo medico. Lo shiatsu si dedica alla salute e quindi tutto ciò che riguarda l’argomento deve rientrare nell’ambito del Ministero della Sanità. Sarebbe fondamentale che ci fossero leggi uguali in ogni Paese europeo. E aggiungo: un evento come questo convegno non dovrebbe mai essere ignorato dal Ministero della Sanità. Vedo in Italia più movimento rispetto ad altri Paesi del Vecchio Continente in cui sono stato: per questo penso che l’Italia possa contagiare in positivo le altre nazioni». Come immagina lo shiatsu fra un secolo? «Fra 100 anni? Lo shiatsu non sparirà mai, ci sarà sempre più bisogno di toccare il corpo. Nel futuro c’è molta speranza per un aumento del lavoro con lo shiatsu».
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