Shiatsu News 52 giugno 2016
23 n. 52 - Giugno 2016 speciale XXVI I convegno Si tratta, quindi, di argomenti di estrema attualità, come ci ha spiegato lo stesso Onoda in un’intervista realizzata con l’aiu- to di Paola Frondoni, che ha tradotto dallo spagnolo. Maestro, negli ultimi anni lei ha dato sempre più importanza al concetto di energia. Perché? 35
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teorico al ricevente il concetto di energia. Però è qualcosa che si avverte sempre di più con le persone che vengono trattate. Io mi sono formato al Japan Shiatsu Colle- ge, dove non si studiava nulla sull’energia, piuttosto l’insegnamento obbligatorio aveva
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- sta. Soprattutto ci si dedicava ai problemi
" $ 6 - cetto era facile da capire per il ricevente: togli il dolore e la persona si accontenta. Poi, intorno al 2000, le cose sono cambia- te: i pazienti arrivavano con un sintomo di- "
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$ vita moderna, che dedica molto tempo al computer e ai telefonini, non solo provoca
in dolori emozionali e mentali. Mi sono reso conto che se lavoravo soltanto sul dolore
7 come accadeva prima. E quindi nella mia attività ho introdotto punti per il trattamen- to delle emozioni. Non si può più lavorare in modo meccanico. Ho capito che occorre- vano diverse prospettive, a cominciare dal movimento dell’energia nei meridiani. La medicina tradizionale cinese parla di rista- gno di energia in un corpo non equilibrato». Quindi ha diversificato i trattamenti? «Sì. Come dicevo, ho cominciato a trat- tare punti chiave dello stress mentale, ho adottato nuove modalità di sentire e con la mano ho iniziato ad ascoltare il movimen- to dell’energia. Nella mia clinica abbiamo cambiato le procedure del trattamento: non più manipolazione ma contatti più lunghi con la mano. Allora abbiamo capito che comincia una conversazione con il corpo del ricevente, il quale ottiene sollievo attra- verso questi contatti. Sono convinto che in questo nostro tempo occorre praticare uno shiatsu più autentico. All’inizio questa prati- ca era stata resa più occidentale, con molta anatomia. Ma solo tecnica e solo teoria non funzionano. Abbiamo bisogno della rispo- sta al contatto, un contatto che mi piace
" " essere semplice. Questo è il nostro lavoro oggi. I medici puntano tutto sui dati delle analisi e di tutti gli altri esami, ma questi non bastano a misurare le necessità del pa- ziente; loro non toccano più, non fanno “te- ate”, che in giapponese vuol dire mettere le mani, riferendosi all’epoca in cui i sanitari non usavano gli approfondimenti tecnici ma il loro tatto. Anche quando sbagliava- no c’era tuttavia un contatto che aveva un
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dicono che la malattia è grave e rimangono tre mesi soltanto da vivere, ugualmente il contatto aiuta i pazienti. Secondo me, medici e infermieri devono apprendere il contatto. Sia chiaro, nel mondo attuale lo sviluppo della medicina è notevole e dob- biamo essere grati alla scienza, ma lo ripe- to: ci vuole il contatto primitivo». Cosa è cambiato negli ultimi anni? «Oggi ci sono disturbi nuovi rispetto a 20 anni fa quando non si pensava all’uso di computer e dei telefonini. Il nostro corpo non si è adeguato allo sviluppo tecnologico e a un modo diverso che usa per “lamen- tarsi”. Per questo l’evoluzione dello shiatsu deve essere verso la semplicità: magari,
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mettere la mano. Intanto il nostro compito è quello di equilibrare il lato destro e sini- stro dei meridiani, eliminare il ristagno nei meridiani». Che cosa del nostro corpo, in particolare, è sotto stress? «Il più provato è il sistema immunitario e quindi reni e fegato. Va aiutato specialmen- te il fegato, impegnato nella eliminazione di ciò che mangiamo e quindi determinante per la qualità del sangue».
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