Shiatsu News 39 marzo 2013
ABCDEFGHILM 29 sare il dolore. Se invece di an- dare da padre Pio si va da un maestro ci si dovrebbe sforza- re di fare quanto quel maestro dice. “Per me non è più possi- bile vivere”, dice l’uomo che va dal maestro, ma la voce avverte “ dicono tutti così, ma e mai vissu- to? ”. Solo chi vive, cioè non ve- geta, può capire la differenza che c’è tra il vivere e il morire. Sicco- me quell’uomo non sa cosa sia vivere, nemmeno sa cos’è mori- re. Il maestro lo invita a tornare a casa e decidere di morire, visto che non riesce a vivere. è ovvio che non gli dice di buttarsi dal- la finestra. Quanti dicono: “Non posso più fare questo, non sop- porto più quest’altro”, eppure continuano a fare e a sopporta- re. Nessuno ha voglia di anda- re a vedere da sè, ma lascia che sia chi fa i tarocchi a vedere per loro, e risolve solo i problemi di chi fa i tarocchi. Per concludere, si deve essere attenti alle parole. Certo non esageratamente, però, se non altro come praticanti bi- sognerebbe, pur nell’abuso che si fa delle parole, rendersi conto dei: “Muoio di caldo, muoio di fame, muoio di freddo” per es- sere capaci di scherzare sul fat- to che non é così facile morire. Attenzione, perché quanto è ve - ramente importante, è essere at- tenti. Sulla sofferenza: Potrebbe spiegare meglio il concet- to di godere della sofferenza? Spes- so diciamo che, con consapevolezza, bisogna godere della sofferenza, del dolore. Se si è consapevoli che la sof- ferenza comunque in qualche modo non c’è, questa è già passata? Pur essendo difficili da intende- re si deve provare a vedere il si- gnificato profondo delle parole. La sofferenza è sofferenza, e chi ha un mal di denti ha un mal di denti. Ripeto ancora da Khrisna- murti: “Se una persona vive in una casa brutta e fatiscente, con i muri scrostati, i servizi in pessi- mo stato, il tetto bucato, ha solo due possibilità: migliorarla o an- darsene da un’altra parte; oppu- re ci deve stare e basta. Se può cambiarla il problema si risolve immediatamente. Se invece non può cambiare, è inutile ripete- re continuamente che è brutta, scomoda, non si può soppor- tare. Questa lamentazione non migliora la casa e ancora meno migliora la propria vita, anzi, la rende ancora più infelice. Perciò ci si deve adattare a quella casa, e per quanto è possibile farsela piacere!”. Questo vale per qua- lunque altra sofferenza: ci si tro- va comunque e sempre di fronte a questa scelta. Se morisse la per- sona più amata di questo mon- do, bisogna chiedersi se può ri- tornare in vita. Siccome ciò non può avvenire, bisogna accetta- re la sua morte ed è inutile cer- care la vendetta su chi in guerra o in pace l’ha uccisa. Come non cambia la nostra situazione ma- ledire le circostanze che ne han- no provocato la morte. Il dolo- re che si prova dipende dalla mancanza della persona amata, e siccome essa non può tornare si deve accettare la nuova situa- zione. Da questa accettazione c’è l’elaborazione del dolore. Certo quella persona non c’è più e il dolore rimane, anche il mal di denti rimane però si può anda- re dal dentista o prendere un ca- chet. Però piangere o continuare a dire quanto ci faccia male, non cambia niente. Solo l’accettazio- ne fa vedere in maniera reale. è facile a dirsi, come dire a chi sta male: “Non ci pensare”. Io evi- to il più possibile di dire: “Non avere paura” a chi ha paura di arrampicare. Magari gli dico di pensare che la corda è sicura, che quando vuole può scendere e di respirare profondo per calmar- si. Ma è inutile dire: “Non avere paura”. Si potrebbe uscire dalla paura in un’altra maniera, riu- scendo a pensare che il perico- lo non c’è, e poi se non si riesce, pazienza. Perciò dire godimen- to del dolore è un po’ esagerato, penso che accettazione sia un ter- mine più corretto. Nessuno va alla ricerca del dolore, nessuno vuole essere lasciato dalle perso- ne che ama, nessuno vuole sta- re male. L’essere umano tende a stare bene, ricerca il benesse- re. è naturale che sia così, e se il malessere nel quale si incappa è insuperabile, o almeno non im- mediatamente superabile, già il cambiamento che viene dall’ac- cettazione può essere l’inizio per superare la sofferenza. • n. 39 - Marzo 2013 NEWS KOAN
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