Shiatsu News 39 marzo 2013
caso n° 16 I n una cultura che ha in sè dei personaggi così rappresen- tati come Giulietta e Romeo, sono tante le situazioni in cui quando un amante viene lascia- to decide di morire. Però, se ci si riferisse soltanto al voler morire quando si è lasciati dalla perso- na che si ama, sarebbe un caso limitato. Invece si dice spes- so: “Ho fame da morire, ho sete da morire, ho caldo da morire, sono stanco da morire”, e queste espressioni sono talmente abi- tuali che non ci si fa più caso. In- vece le parole dovrebbero man- tenere il loro significato. è ovvio che il maestro, per quanto cinico possa apparire e voglia mettere alla prova questo petulante “ un lamentoso di meno ”, non inten- de che debba uccidersi. Andan- do avanti nella sua disperazio- ne potrebbe farlo, ma il morire al quale si riferisce il maestro è il morire a l’io, a l’ego che si sen- te defraudato, debilitato, tradi- to, ecc., dalla persona che lo ha lasciato, oppure dalla malattia che lo ha colpito o dalla disgra- zia che gli può essere capitata. Se tutto ciò a cui si era attaccati non c’è più, si può pensare di mori- re. Invece quando si è niente, è importante andare a vedere pro- prio quel niente. Però, pur aven- do avuto due volte l’occasio- ne d’incontrare il maestro, che sembra cinico, ma la voce fuori campo dice che “ ha il cuore tene- ro ” e “ ha tempo da perdere ”, non ascolta affatto i consigli. La pri- ma volta gli dice cosa deve fare, e la seconda, se fosse stato dav- vero cinico, nemmeno l’avreb- be accolto: “Stai di nuovo qui, ma tornatene a casa, che vuoi? Non sei capace di fare niente”. Invece la seconda volta il mae- stro gli offre un’altra opportuni- tà, ma l’uomo non riesce a rea- lizzare quanto realmente c’è da realizzare, cioè non sa morire a se stesso, e nemmeno riesce a vi- vere. Si riesce a vivere realmente soltanto morendo a l’io e ai suoi attaccamenti. L’uomo non riesce a vivere se non è capace di mo- rire. Chi sa morire riesce a vive- re come si deve. Non è affatto vero che chi vive bene poi muo- re bene, perché l’importante non è morire bene ma vivere bene. Chi vive bene può essere capa- ce di morire bene, ammesso che abbia importanza. Ma solo dal saper morire a se stessi scaturi- sce la capacità di apprezzare la vita di momento in momento. E poi, se già si è morti molte volte, che paura si può avere di morire per sempre? Inoltre, nella poesia è detto che non è capace di fare quanto dicono gli altri, nemme- no quanto dicono i maestri. Ma chi è che fa ciò che dicono i mae- stri? Certi tipi sarebbe meglio se andassero dai padri pii o da quel- li che leggono i tarocchi. Infatti, se vanno da un maestro che dice loro ciò che veramente devo- no fare, mica lo fanno: “Che sei matto, è troppo faticoso”. Sicu- ramente meglio andare da padre Pio, che gli mette una mano sul- la testa e per un giorno o due gli passa tutto. Poi di nuovo in atte- sa che torni un altro padre Pio. Non sanno fare nemmeno quan- to decidono da sè, perché hanno paura del niente, che però non è il vuoto. La realizzazione della vacuità, ovvero il MU, permette di distaccarsi da qualunque at- taccamento. è uno stato in cui non è possibile utilizzare i ter- mini morto o vivo, diverso dal- le comparazioni che fanno parte delle abitudini quotidiane. Nel MU non si parla di morto o di vivo, ma si sperimenta una con- dizione di non attaccamento. Ep- pure si soffre se la persona a cui si vuole bene muore, come si sof- fre per una malattia, nostra o di chi amiamo. Nello stesso tempo, di fronte alla realtà di chi soffre, si è come uno specchio che rie- sce a riflettere il dolore o la gioia di chi gli è davanti, gioendo con chi gioisce e soffrendo con chi soffre, senza essere toccati, per- ché lo specchio di per sé è vuo - to. Sul perché non si fa quanto dice il maestro non so che dire. Il momento in cui si decide di an- dare da un maestro e non da pa- dre Pio, si dovrebbe avere un’at- titudine a fare e non a farsi fare qualcosa. Si va da padre Pio per mettersi nelle sue mani, aspet- tando il miracolo che faccia pas- n. 39 - Marzo 2013 NEWS Ma solo dal saper morire a se stessi scaturisce la capacità di apprezzare la vita di momento in momento 28
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