Shiatsu News 39 marzo 2013
n. 39 - Marzo 2013 NEWS a rilevanza economica e che per que- sto può essere gestito da aziende pri- vate che possono trarne profitto. E nel 2011, il 12 e 13 giugno, un referendum ha ribadito in modo plebiscitario che noi siamo contrari alla privatizzazione dell’acqua. Ma a molto più di un anno, quasi due in verità dalla straordinaria vittoria referendaria in cui 27 milioni di italiani hanno detto no alla privatiz- zazione dei servizi locali e no ai profitti sull’acqua, tutto è rimasto come prima, anzi si spinge da Milano, Torino e a Ge- nova e provincia per la fusione Iren-A2a allontanando ancora di più controllo e gestione dai comuni (queste società che gestiscono il servizio idrico sono fra l’al- tro gravemente indebitate e ci chiedia- mo anche se riusciranno così a garantire i posti di lavoro). Il governo di Monti ha cambiato il nome tecnico del profitto (da remunerazione del capitale investito a oneri di immobilizzazione) per aggirare il Referendum e continuare a far pagare in bolletta ai cittadini, quanto non è più dovuto. La privatizzazione non funzio- na: bilanci in rosso e poco trasparenti, inefficienza sugli investimenti, un esem - pio su tutti, la costruzione del depurato- re di Santa Margherita Ligure che dove- va essere ultimato anni fa, che risulterà ormai obsoleto e ha fatto lievitare i co- sti. Fra le altre telefonate intercettate dai magistrati e concernenti il direttore de L’Avanti Valter Lavitola, è spuntata anche la strategia dei grandi azionisti delle multiutility per beffare il voto dei referendum sull’acqua del giugno 2011, fatta di nomine pilotate e di leggi regio- nali progettate per garantire i profitti milionari ai grandi gestori. Una mano- vra iniziata ad agosto di due anni fa, con una strategia precisa, discussa in lunghe telefonate rimaste agli atti dei magistrati di Napoli che si sono occupati dell’ipo- tesi di estorsione ai danni del presidente del Consiglio da parte dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini e di Lavitola stesso. Sono passati quasi 4 anni da si è svolto il “Forum alternativo dell’acqua” di Istan- bul. Nel mondo, e in Italia in particolare, i movimenti dell’acqua sono cresciuti molto e la campagna referendaria del 2011 ha risvegliato la parte migliore del- la società civile e rimesso in discussione il modello di gestione privatistica basato sul profitto. Rispetto a Istanbul 2009, con il Forum alternativo mondiale dell’ac- qua (FAME) di Marsiglia, che si è tenuto a Marzo 2012, è stato fatto un enorme balzo in avanti, in termini di partecipa- zione, discussione, organizzazione. A Marsiglia per 4 giorni si sono incontra- te 5000 persone provenienti da 90 paesi del mondo, che hanno potuto dialogare e confrontarsi in oltre 50 dibattiti aperti e fruibili, giacché tutti erano tradotti in 4 lingue. Contemporaneamente al Forum ufficiale delle multinazionali (World Water Forum) che si teneva negli stessi giorni a pochi chilometri di distanza, la partecipazione è risultata molto scarsa, al di sotto di ogni previsione. Il world water forum si è autoproclamato il luo- go delle soluzioni per la crisi idrica mon- diale e non gli è andata certo giù la di- chiarazione ONU del 2010 in cui l’acqua viene riconosciuta come diritto umano, tanto è che sta facendo pressioni per far cambiare la dichiarazione, con la lobby dei suoi sponsor, in primis le banche e le grandi multinazionali. • 8 In Occidente, da Dioscoride al Mat- tioli, un rimedio fatto di oppio e carne di vipera, definito Triaca, veniva adope - rato come antidoto contro ogni veleno. Dopo un periodo di particolare fortuna in età medievale e rinascimentale, è so- pravvissuto nella farmacia popolare fino ai primi decennî del sec. 19°. La Triaca o Teriaca, era conosciuta ad Alessandria già nel III° secolo a.C.. La prima prescri- zione di qualcosa che assomiglia alla “Teriaca”, nelle ricette di Galeno, viene attribuita ad Apollodoro, ed è indicata esplicitamente quale antidoto contro il veleno delle vipere. La sua formula è molto insolita in quanto vi predominano componenti di origine animale, come il sangue di tartaruga e capretto, caglio di daino e lepre. Eccetto la prima “Teriaca” citata da Apollodoro, tutte le altre era- no prevalentemente vegetali, e altre lo erano completamente. Fra i componenti animali troviamo a volte il familiare cer- biatto, la lepre, il cervo e la tartaruga. Ma soprattutto la carne di vipera, che dove- va provenire da animali catturati nella tarda primavera, quando il loro veleno è meno potente e la sua carne bollita fino a che si staccava dalle ossa: pestata bene nel mortaio, veniva impastata con pane grattugiato finemente fino a completa amalgamazione, infine confezionata in pastette. Al primo posto tra gli ingre- dienti della teriaca di Galeno troviamo la scilla, una pianta della famiglia delle Liliacee, che cresce nelle spiagge di tutto il bacino del Mediterraneo: contiene gli scillareni, glucosidi diuretici e cardioto- nici, impiegati in concomitanza o alter- nanza alla digitale o alle strofantine. Per la preparazione della teriaca si usavano parti del bulbo, trattate preventivamen- te perché fossero essiccate al punto giu - sto. Vi era poi, l’hedicroo: un composto di erbe aromatiche, che aveva lo scopo di coprire l’odore sgradevole degli altri componenti. L’invecchiamento ideale della teriaca per ottenere un’azione far- macologia equilibrata era di dodici anni: ma chi desiderava usarla contro il morso di animali velenosi, poteva prenderla di cinque o sette anni. La teriaca era anco- ra attiva dopo 30 anni dalla confezione, ma dopo i 50 sembra proprio che avesse perso ogni virtù. Si prendeva con acqua o vino, ma si consigliava di non assu- merla dopo un pasto pesante. Se presa come profilattico, la dose doveva essere minore, non si doveva dare ai bambini, né doveva essere presa d’estate o in cli - mi caldi. Con Galeno, la teriaca divenne un farmaco di uso molto comune. Il cor- po non è per Galeno che uno strumento dell’anima ed è quindi chiaro il motivo per il quale il suo sistema, che corrispon- de nelle linee fondamentali al dogmati- smo cristiano, raccoglie ben presto l’ap- poggio dei Padri della chiesa. Dalla fine dell’Impero romano fino all’XI secolo, la nostra teriaca si eclissa quasi totalmente. Ma con la rinascita dell’ Occidente nel XII secolo anche le “arti” riprendono vi- gore e tra queste l’arte degli aromatari. In quel secolo si ha notizia che a Venezia la teriaca venisse confezionata e largamen- te commercializzata. Con il Rinascimen- to si pongono alle menti più aperte non pochi interrogativi su questa panacea. Il più immediato e pertinente, riguardava l’identità dei suoi componenti. L’accade- mica discussione si trascinò per decenni. Perciò nel 1663 il Collegio medico diede “Alcuni avvertimenti per la dispensa e preparazione degli ingredienti della Triaca da farsi… dagli Speciali”. Sembra che Venezia avesse una specie di prima- to nella produzione e nel commercio del farmaco, tanto che la sua triaca era cono- sciuta coma la Triaca di Venezia. Anche a Bologna, non fu meno in questo campo e, come vedremo, la triaca ebbe sempre un posto di primo piano nell’arte della spezieria locale. La bi millenaria Galene compare ancora nella Farmacopea Tede- sca del 1872 e in quella francese del 1884. Dal cinquecento in poi non poche voci si levarono per denunciare l’inefficacia del medicamento. • 9 Il serpente incarna la psiche inferio- re, oscura, nella vita interiore ed è anche il simbolo della libidine, rappresenta le forze naturali insorte contro lo spirito: è l’altra faccia dello spirito, indispen- sabile nell’uomo. La chiesa cattolica ha rovinato la nozione di sessualità, perché questa è la sorgente d’ogni energia, la base segreta d’ogni cosa. “Ella fa sola- mente uno con la metafisica e la teologia ben intese”. Quando i desideri reciproci dell’anima maschile e dell’anima fem- minile si accordano, l’essere che nasce è il frutto di un’unione mistica che acce- derà alla conoscenza” perché i genitori, col loro accordo, sono andati alla con- quista della conoscenza... anche incon- sapevolmente. Il desiderio di sapere è l’inizio della ricerca dell’intellettualità. L’eccitazione data dalla concentrazione e l’attenzione che richiede un lavoro intellettuale, porta a conoscere i grandi problemi della vita. • 10 Nella letteratura classica dello Ha- tha Yoga, Kundalini è descritta come un serpente arrotolato alla base della spina dorsale. Di solito è raffigurata da un ser - pente arrotolato in tre cerchi e mezzo, con la coda in bocca, avvolta a spirale intorno all’asse centrale (sacrum o osso sacro) alla base della spina dorsale. Il risveglio di questo serpente e la mani- festazione dei suoi poteri sono lo scopo principale della pratica dello Yoga Kun- dalini. Kundalini può essere descritta come una grande riserva di energia creatrice alla base della spina dorsale. è inutile però stare con la coscienza fissa - ta in testa e pensare a Kundalini come a una forza straniera che se ne corre su e giù per la nostra spina dorsale. Nella letteratura classica , Kundalini è descritta in tre diverse manifestazioni: - La prima di queste è l’Energia univer- sale o Para-Kundalini. - La seconda è la funzione energetica del complesso corpo-mente o Prana- Kundalini. - La terza è Coscienza o Shakti-Kunda- lini che simultaneamente riassume e in- termedia tra le altre due. Scorre lungo il principale dei tre canali (nadi) energetici della Medicina India- na: sushumna , che è forse il più impor- tante dei canali di energia e si situa nel Merudanda ( Danda : bastone; Meru: la montagna asse del mondo della mitolo- gia Indu), ovvero nell’asse cerebrospina- le che parte dall’estremità inferiore del tronco fino ad arrivare all’estremità del - la testa, la cosiddetta corona. Sushumna viene descritta come di colore rosso fuo- co (Agni). Alcune teorie considerano le nadi affini ai meridiani della medicina tradizionale cinese, dell’Agopuntura e nello Shiatsu nipponico, sebbene nella letteratura tradizionale questa identità non sia consapevolmente riconosciuta e i sistemi siano descrittivamente diffe- renti. Le altre due nadi sono: - Ida: si avvolge intorno al sushumna tra- sportando le due polarità energetiche, 12
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