Shiatsu News 35 marzo 2012
NEWS 30 KOAN I l commento può comincia- re dalle ultime strofe della poesia: “Il sole sorge, bril- la alto nel cielo e poi scompa- re. Il sole”. E gli esseri umani? Escono dalla pancia della ma- dre, raggiungono l’altezza del mezzogiorno e poi scompaio- no. Non all’improvviso, come non scompare all’improvvi- so il sole, eppure il percorso umano, come quello del sole, è semplice: sorge, brilla e tra- monta. È semplice ma è come se l’amica della signora trovas- se strano che il sole, che ha co- minciato a brillare da presto, ha brillato a lungo e ha goduto della sua brillantezza, si accor- gesse che è l’ora di tramontare. Pure se per il sole non c’è il mo- rire, come avviene per le perso- ne, succede che da un momento all’altro, ci si voglia distaccare da ciò che si è amato tanto fino a un momento prima. In un notiziario del ‘96 ho trascritto una poesia di Elisabeth Bishop: “L’arte di perdere non è trop- po ardua... Perdi di più e più in fretta, per far pratica. Luo- ghi, nomi, e dov’era che volevi fare un viaggio… L’arte di per- dere non è troppo ardua anche se può sembrare un dramma”. Non è che si viva per lascia- re, però il punto fondamentale del buddismo, che è l’insegna- mento dell’illuminazione, con- siste nel riconoscere che l’infe- licità e la sofferenza dipendono dall’attaccamento, perché tut- to si trasforma, è inconsistente senza che qualcosa possa rite- nersi un punto fisso. Nel prati- care, e così fare proprio questo insegnamento, si dovrebbe ac- quisire la capacità che permet- te di lasciare qualunque attac- camento. Però bisogna stare attenti a non confondere il non attaccamento, che si compren- de e si realizza nel buddismo, con il distacco da tutto. Si vive nel mondo e ci si trasforma at- traverso le età, da bambini a quando si diventa adulti, cam- biando i giochi verso i quali si era più attratti e coinvolti. Così la signora, pur non praticando lo zen, avendo un così grande amore nei confronti del ballo, sente che è il momento di la- sciare. Ci possono essere tan- te passioni nella propria vita, e la poesia dice: “C’è chi balla, chi va al cinema e chi si arram- pica sui muri”. Si può aggiun- gere: chi cammina, chi corre, chi disegna, chi suona, insomma di tutto. Per un koan zen sarebbe stato più facile se, al po- sto della signora, il personaggio fosse stato un maestro di calligrafia o di zazen, del tiro con l’arco o di taici. Io ci vedo bene la si- gnora, una perso- na qualunque ma abbastanza illuminata per capire quando è il momento di esercitare l’ar- te di perdere . Senza recriminare sulla perdita del suo amore per il ballo. Magari, come la vec- chierella di Leopardi, ricorde- rà quando “… ai dì della festa ella si ornava ed ancor sana e snella solea danzar la sera...” , ma senza il rammarico della perdita. Se si riesce a vivere nel momento, il ballo o una passeggiata col cagnolino, i fiori che sbocciano o le foglie colorate dell’autun- no non sono diversi. È meglio non aspettarsi d’essere com- presi dagli altri. Ma chi prati- ca sa cogliere le trasformazioni che avvengono attraverso l’età e così quelle del mondo. Se non si è in grado di vedere l’esisten- za trasformarsi, qual’è il senso dello stare al mondo? E proprio perché non comprende, l’ami- ca chiede: “Ma com’è possibi- le, ti piaceva tanto ballare, ora non balli più?”. Al contrario, altri potrebbero dire: “Sei pro- prio fissata, ma quando smet- terai di ballare?”. Le opinioni possono essere diverse, infat- ti la voce fuori campo evoca la canzone che diceva: “Se fai una cosa ti tirano le pietre, se fai l’opposto ti tirano le pie- tre, qualunque cosa fai, sem- pre pietre addosso riceverai”. C’è chi s’aspetta che si faccia- no sempre le stesse cose, e chi vorrebbe che si cambiasse in continuazione. Questo è quan- to vorrebbero gli altri, ma noi? Intanto si è sempre gli stes- si malgrado i cambiamenti del proprio corpo, dei nostri gu- CASO N° 12 n. 35 - Marzo 2012 Solo un vero maestro può smettere di fare il maestro, perché sa che la maestria si rivela in ogni situazione.
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