Shiatsu News 35 marzo 2012

19 n. 35 - Marzo 2012 NEWS sec. VI, si sviluppò secondo l’indirizzo datogli da Huineng (638-713; Scuola del sud) e, limitatamente al sec. VII-VIII, da Shenxiu (605?-706; Scuola del nord). Esso costituisce, oltre che la sintesi più com- piuta tra il taoismo filosofico e la setta della Scuola del Vuoto ( Kongzong ), l’af- fermazione dello spirito cinese che si af- franca da quello indiano. Il chanismo o “filosofia del silenzio”, è dominato dal- la consapevolezza che il primo princi- pio è inesprimibile; che in quanto real- tà che tutto trascende, esso è silenzio; che l’illuminazione, l’unico mezzo per entrarvi, non può essere in alcun modo mediata dalla parola. Questi concetti in- formano anche il peculiare metodo “edu- cativo” chan, fondato sul silenzio, sui contatti personali, e teso al raggiungi- mento dello stato di non-intenzionalità o Wuxin che presenta grande affinità con il concetto taoista del Wu Wei. Da questa scuola viene, nel periodo Song, il moni- smo di Lu Jiuyuan (1139-1193), esponente della Scuola dello Spirito. Il suo pensiero, documentato in una raccolta - Quanji - si sofferma sulle categorie dello spazio, yu (radicale 40/3), e del tempo, zhou (radi- cale 40/5), per affermare che non vi è al- tra realtà all’infuori dello spirito. Lo spi- rito diventa l’equivalente della natura e comprende anche il li essendo esso, come spirito supremo, ciò che informa tutte le cose. Data la sostanziale unità dello spiri- to dell’uomo con quello dell’universo, ne consegue per l’uomo l’impegno di esten- dere all’universo intero la sfera dei suoi interessi e dei suoi doveri. Sui presuppo- sti di questo panpsichismo, della sua af- fermata sovra-personalità dello spirito come garanzia dell’universalità dei valo- ri, e sui risultati di ordine gnoseologico e morale che ne derivano, ha operato mol- to più tardi Wang Shouren (1472-1528), il cui pensiero è compendiato nel Chuanxi Lu o raccolta di istruzioni. Egli rifiuta il “mondo delle idee” costituito dai li come realtà autonome, confermando che nulla può essere fuori dello spirito. Il proces- so della conoscenza è da lui inteso come “estensione” della conoscenza intuiti- va, attraverso l’esperienza pratica della vita quotidiana. Questa concezione, che racchiude un movente politico, trovò il suo fondamento nel Daxue, l’opera con- fuciana della quale Wang Shouren esaltò le componenti metafisiche traducendo- le nella realtà sociale e teorizzando sul- la necessità di “raddrizzare le cose”. Egli polemizzò pertanto con i buddhisti che si limitavano a cercare la conoscenza at- traverso la contemplazione e la medita- zione, favorendo una condizione di isola- mento dalla società. 5 Il monaco Bodhidharma portò questo insegnamento in Cina, nel V° secolo d.C, dall’India. Lo Zen sotto il nome di Ch’an, conobbe allora una grande diffusione in quel paese, trovandovi terreno fertile al suo sviluppo. E’ soprattutto in questo periodo che lo Zen affermò la sua origi- nalità e la purezza della sua pratica. Nel XIII° secolo, il monaco giapponese Do- gen, dopo un soggiorno in Cina, portò lo Zen in Giappone. Fondatore della scuola Zen Soto il Maestro Dogen è considerato il più grande filosofo del buddhismo (con Nagarjuna in India nel III° secolo).Lo Zen influenzerà profondamente tutta la cul- tura giapponese; più di 20.000 templi te- stimoniano oggi questa diffusione. Nel XX° secolo, l’Occidente cominciò a inte- ressarsi all’aspetto filosofico dello Zen, mentre nella stessa epoca, in Giappone, il Maestro Kodo Sawaki dava un nuovo impulso alla pratica assai indebolita. Alla morte di Kodo Sawaki, il suo successore, Taisen Deshimaru, andò in Francia a por- tare all’Occidente l’essenza di questo in- segnamento, come Bodhidharma si recò in Cina mille e cinquecento anni prima. 6 Rappresentava il potere e la prosperi- tà, ed era un attributo esclusivo dell’im- peratore e dell’imperatrice, che erano gli unici in tutta la Cina ad essere autoriz- zati a portare il simbolo del Feng. Era la personificazione delle forze primordia- li dei Cieli, e talvolta veniva rappresen- tata con la testa e la cresta di fagiano e la coda di pavone (ma siccome i cinesi de- sideravano dare al Feng i più begli attri- buti di tutti gli animali, lo raffiguravano con la fronte della gru, il becco dell’uccel- lo selvatico, la gola della rondine, il col- lo del serpente, il guscio della testuggine, le strisce del drago e la coda di un pesce). Nel becco portava due pergamene o una scatola quadrata che conteneva i Testi Sa- cri, e recava iscritte nel corpo le Cinque Virtù Cardinali. Si dice inoltre che la sua canzone contenesse le cinque note della scala musicale cinese, e che la sua coda includesse i cinque colori fondamentali (blu, rosso, giallo, bianco e nero), e che il suo corpo fosse una mistura dei sei cor- pi celesti (la testa simboleggiava il cielo; gli occhi, il sole; la schiena, la luna; le ali, il vento; i piedi, la terra; e la coda, i pia- neti). cinesi hanno un gruppo di quattro creature magiche (detti “I quattro Spiri- tualmente-dotàti”) che presiedono i de- stini della Cina, e rappresentano le forze primordiali degli animali piumati, coraz- zati, pelosi e con squame. Questi quattro animali sacri sono: Bai Hu (la tigre bian- ca) o Ki-Lin (l’unicorno) per l’Ovest; Gui Xian (la tartaruga o il serpente) per il Nord; Long (il drago) per l’Est; e, per il Sud, Feng (la Fenice) – detto anche Fêng- Huang, Fung-hwang o Fum-hwang. 7 Associato al potere, all’eleganza, alla for- malità e al mistero. È un colore misterio- so, associato alla paura ed a ciò che non si conosce. Indica anche corruzione, dolore, tristezza e umiliazione, ma se combina- to con rosso o arancio, dona forza e de- terminazione. 8 Simbolo imperiale, colore giallo, che dona sensazioni di radiosità e calore, as- sociato alla gioia, alla vitalità, all’ener- gia e all’allegria. È un colore che cattura l’attenzione, ed è indicato in cromotera- pia per le persone che sentono mancan- za di coinvolgimento, hanno desiderio di controllo. 10 Nella tradizione cinese Drago e piog- gia sono strettamente correlati. Vengono chiamati draghi Kui i primi draghi raffi- gurati sui bronzi arcaici, le giade e la ce- ramica bianca della dinastia Shang. Da quest’epoca (secondo millennio a.C.), sono associati ai riti “di invocazione del- la pioggia”. L’immagine del Drago viene allora ravvicinata al tamburo - che effet- tivamente serviva a chiamare la pioggia -; si pensava che per magia imitatoria il fulmine prolungasse il tuono del tambu- ro. Quindi, l’alligatore cinese ( Alligator si- nensis ), attualmente in via di estinzione, e che vive in caverne-tane nelle tre pro- vince del Basso-Yangtse (Jiangsu, Zhei- jiang e Anhui), probabilmente è servito da modello ai primi artisti. Lungo circa due metri, questo animale sverna da ot- tobre ad aprile per ricomparire in prima- vera, con il ritorno della vita attiva, della vegetazione e della fecondità. D’altronde la sua pelle veniva utilizzata per realizza- re tamburi per il culto, che del resto an- cor oggi sono detti “tamburi di Pioggia” nell’estremo sud della Cina e nelle atti- gue contrade montane (Laos, ecc.). Esi- ste quindi una sicura identità (in origine, almeno) tra il Drago e l’alligatore. Padre Huc, un lazzarista della metà del seco- lo scorso, nel suo famoso libro “ L’Empi- re chinois ” ha raccontato che la gente im- plorava il Drago affinché ponesse fine a una siccità catastrofica. Il mandarino del- la regione sinistrata, inizialmente emise un proclama per invitare i suoi ammini- strati a osservare una rigorosa astinenza. Poi ognuno fu invitato ad appendere so- pra all’ingresso della propria abitazione delle strisce di carta gialla con scritte for- mule incantatorie, e ornate con una rap- presentazione del Drago della Pioggia. Infine, come ultima risorsa, se la siccità persisteva, c’era la consuetudine di or- ganizzare processioni burlesche e stra- vaganti, nel corso delle quali, accompa- gnati dal rumore di una musica infernale, si portava per le strade e per i campi un immenso Drago fatto di legno e di carta. La pioggia si ostinava ancora a non ca- dere? Allora, in preda all’esasperazione, a male estremi, estremi rimedi, e le pre- ghiere si trasformavano in maledizioni e, dagli ossequi, si passava alle invettive. E il nostro Drago da quel momento veni- va “sbeffeggiato e fatto a pezzi dai suoi adoratori inferociti”. Un comportamen- to estremamente significativo, che rivela alcuni aspetti della religiosità cinese. Du- rante il regno di Jiaqing (1796-1821), nel corso di una siccità persistente, nessuna cerimonia in onore del Drago era riuscita a produrre alcun effetto, perciò il sovra- no ordinò di esiliare fino alle frontiere del Turkestan l’inflessibile Drago che si osti- nava a non far scendere la pioggia. 11 La paraparesi spastica ereditaria col- pisce entrambi i sessi; l’età di insorgen- za varia dall’infanzia alla vecchiaia. I re- perti anatomo-patologici comprendono la degenerazione dei tratti corticospina- li discendenti e del fascicolo gracile, no- nostante l’assenza di reperti sensitivi. È stata descritta la scomparsa delle cellu- le delle corna anteriori. La malattia può insorgere insieme ad altre anomalie neu- rologiche, compresi sintomi spino-ce- rebellari e oculari (sindrome di Fergu- son-Critchley), sintomi extrapiramidali, atrofia ottica, degenerazione retinica (sin- drome di Kjellin), ritardo mentale o de- menza e polineuropatia. L’eziologia di queste sindromi è sconosciuta. I sinto- mi e i segni comprendono difficoltà pro- gressive della marcia, iperreflessia, clono e segno di Babinski. Le funzioni sensitive e sfinteriche sono in genere risparmiate. Anche le braccia possono essere colpite. 12 Malformazione congenita della colon- na vertebrale che può interessare anche il midollo spinale, dovuta a fattori ereditari o a malattie prenatali. Le principali varie- tà di m. sono: le m. con spina bifida (ra- chischisi completa, spina bifida occulta, meningocele e mielomeningocele, cavità dermali), le m. con assenza del sacro e del coccige e le m. associate ad altre malfor- mazioni (platibasia ecc.). 13 Raffreddore comune, cisi rinobronchia- li asmatismorfi, ecc. 14 Orticaria-angioedema, oculoriniti aller- giche, ecc. 15 Dermatosi con sovrapposizione mico- tica, bronchiti con intensa produzione di muco, ecc.

RkJQdWJsaXNoZXIy ODk0MDk=