Shiatsu News 47 marzo 2015
14 n. 47 -Marzo 2015 N on c’è, crediamo, nessuno o quasi, nel mondo del- lo shiatsu di cui facciamo parte, che non definisca o non intenda lo shiatsu come una di- sciplina “olistica”. Una disciplina, una pratica, un’arte cioè, che coltiva un ap- proccio alla persona con l’in- tento di prendersene cura nella sua interezza , con l’aspi- razione a realizzare una modalità di conoscenza e di relazione più integrata, più armonica, più ri- spettosa della complessità, della qualità di soggetto unico, che sta dietro a quella specifica persona che ci sta chiedendo un tratta- mento per … un motivo, una si- tuazione, un disagio, una soffe- renza che è la sua propria di quel momento, della sua propria vita. Il tema del convegno verte su questi aspetti che a noi, e cre- diamo anche a voi, risuonano molto, nel senso che, se ci sof- fermiamo a pensare a ciò che facciamo, all’esperienza concre- ta, è abbastanza facile avvertire che il tema del rapporto tra la parte (quello che la persona ci segnala, i famigerati “sintomi” per esempio) ed il tutto (l’es- sere umano che essa è – e che anche noi siamo) è un tema e un problema su cui facilmente, so- prattutto all’inizio del nostro per- corso, impattiamo, ci confondia- mo, soffriamo, sperimentiamo, per comporlo poi nella risposta operativa che andiamo a fare. Una magnifica fonte di perplessi- tà che ci costringe ad evolvere, a non rimanere fermi. Detto questo non possiamo di- menticare che è sostenuta e sostenibile anche la visione op- posta, che rintraccia e trova “rappresentato” il tutto proprio nella parte. Che altro sono se non questo l’Anpuku e la stessa “presa” in hara del kyo-jitsu? Su questo sfondo di “intero” , che di solito sintetizziamo come “corpo mente spirito” , e che rappresenta per noi tanto un im- perativo epistemologico quanto un imperativo di etica profes- sionale, impariamo a e ci impe- gniamo a ricollocare ogni vol- ta quella/quelle manifestazioni che, segnalate dal ricevente o evidenziate nella valutazione, ci appaiono più significative, ci “at- tirano”. Questo “intero” di corpo mente spirito è per noi descritto e spiegato in modo convincente – e affascinante – nella conce- zione energetica tradiziona- le orientale (sino-nipponica, con contributi coreani e indiani). Abbiamo fatto un esempio, ma esistono nello shiatsu molti altri aspetti in cui vale la pena esplo- rare la dialettica tra “la parte” e “il tutto” . Le relazioni del convegno ne offriranno alcuni interessan- ti e utili approfondimenti sia teorici che pratici. Anche dell’altro tema, “sempli- cità e complessità nello shiat- su” , possiamo dire che un im- mediato assenso interno sorge spontaneo alla sua sola enuncia- zione. Anch’esso sembra trovare immediata eco nella nostra con- creta esperienza di operatore, operatrice. Anche qui un esem- pio di situazione e di vissuto d’esperienza tra, crediamo, i più comuni e condivisi: la semplici- tà dell’atto pressorio (ma anche della sequenza di atti pressori che un trattamento è) e la com- plessità di ciò che vi sta a monte, di ciò che succede in risposta, di ciò che avviene dopo. Comples- sità non del movimento che si produce, ma della sua compren- sione. E’ semplice la vita? In fon- do è con essa che noi aspiriamo ad avere a che fare attraverso lo shiatsu. • XXVI CONVEGNO NAZIONALE DELLA FEREDAZIONE ITALIANA SHIATSU INSEGNANTI E OPERATORI Genova, 24 - 26 aprile 2015 LA PARTE E IL TUTTO Complessità e semplicità nello Shiatsu Maria Silvia Parolin - Istituto Culturale Logo Monica Borio
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