Shiatsu News 46 dicembre 2014

n. 46 - Dicembre 2014 NEWS 29 KOAN tecnologici che permetterebbe- ro esempi più accurati, però bi- sogna riconoscere che il parroco l’aveva pensata giusta. Questo è uno dei duemila e pas- sa sonetti in dialetto di Gioacchi- no Belli, nei quali tocca più volte in maniera originale e precisa il tema della religione. Pur non es- sendo uno studioso di teologia, il fatto di vivere in maniera sve- glia nello stato pontificio lo ren- deva in grado di riportare nei so- netti sia la bibbia che il vangelo secondo il punto di vista del po- polano. Che era però la visione di una persona razionale in gra- do di vedere le assurdità delle convinzioni religiose. Il parro- co, a modo suo, porta delle pro- ve alle sue affermazioni, ma nel- la nostra scuola, investigando il sonetto alla maniera di un koan, possiamo realmente compren- dere quanto penso voglia dire il Belli. Perché la poesia di com- mento, nell’affermare che tra me e l’intero universo non c’è diffe- renza, è meraviglioso, rivela che nella nostra scuola c’è la possi- bilità di essere come Dio che ri- empie tutti i buchetti senza biso- gno dell’ausilio degli specchietti del parroco. Cioè non c’è bisogno di oggetti esterni per fare esempi, che sia- no libri, tradizioni, riti o specchi come in questo caso. C’è l’espe- rienza personale per realizzare direttamente da se stessi il sof- fio, la favilla che in un istante fa accedere a Dio, ossia l’assoluto. Gioacchino Belli non voleva fare proseliti. È stato un osservato- re profondo di tutti i personag- gi del tempo nello stato pontifi- cio. Aveva una grande cultura, era aperto alla scienza e alla fi- losofia. Inoltre può essere che l’idea degli specchietti gli sia venuta dalla divina commedia, perché al canto 29 del paradi- I l personaggio del sonetto ri- corda l’episodio in cui da bambino il parroco gli spiegò come Dio riesca ad essere in ogni luogo. Per riuscire a fargli capire come Dio si trovi a fagiolo, cioè bene, in tutti i buchetti, si mette- va intorno tanti specchietti. Così poteva far vedere che il suo viso era in tutti quegli specchi, però il grugno, cioè la faccia era quel- la di un solo curato. Tanti spec- chietti e tante facce ma, in effetti, la faccia è una sola. Con questo voleva sostenere come Dio rie- sca con la sua onnipresenza a es- sere in ogni granello di sabbia. Nella prima parte, come chiun- que altro che ragiona un po’, il Belli scrive che Dio, o l’assoluto, è qualcosa che non ci si può cre- dere degni di nominarla o addi- rittura capirla: è impossibile. Per dimostrare quanto sia difficile fa dei paragoni che sarebbe lungo spiegare e io lascio stare di ad- dentrarmici. Quando da bambino andava nelle due chiese che cita, che tra l’altro a Roma non ci sono più, il parroco gli diceva che Dio è come un soffio, una favilla, qual- cosa d’istantaneo, che si capi- sce così o non si capisce. Come nel gioco a mosca cieca, in cui il bambino rivolto al muro con gli occhi chiusi doveva riconoscere e cercare quello che l’aveva toc- cato con la mano: la leggerez- za del tocco e l’immediata spa- rizione. È l’esempio un po’ grossolano che fa il parroco a un bambino per fargli capire che non s’arriva a Dio col ragionamento e come Dio stia in tutti i luoghi. È inu- tile chiedersi dove il parroco prendesse tutti quegli specchiet- ti, forse era una scena che recita- va spesso con i parrocchiani per dimostrare come Iddio fosse in ogni luogo. Ora ci sono mezzi so, Beatrice, per spiegare a Dan- te come Dio si rifletta in tutti i luoghi, fa un esempio simile a quello del parroco. I sonetti ro- maneschi del Belli sono più vivi e diretti di quanto lo siano quelli scritti in italiano. Chiunque vo- glia rappresentare è preciso, che sia il papa o il vetturino, il sarto o la prostituta, ci sono tutti nei duemila sonetti che formano un monumento della plebe, e non solo, romana. Secondo me non è solo Roma, ma è tutta l’umanità che si rive- la nei suoi versi, gli esseri umani sono simili sotto tutti i cieli. Tutti hanno voglia dimangiare, di fare sesso, di lavorare poco, di diver- tirsi, e c’è chi come il Belli vuo- le andare al cuore dei compor- tamenti e dei sentimenti e riesce a mostrarli come solo un grande artista può riuscire. Nel leggere i suoi sonetti si capisce il mondo e le persone che lo abitano con lo stesso gusto che si ha a teatro nel vedere la bravura di un attore o di un cantante, anche se in quel momento non ci sta insegnando niente. Così avviene nei sonetti, come questo che riporta all’asso- luto, che secondo il parroco non si può spiegare ma si può vede- re come agisce e si riverbera in tutte le manifestazioni. E in que- sta scuola, a differenza del par- roco, abbiamo il vantaggio di poter esclamare: è meraviglioso, fra me e l’intero universo non c’è differenza! •

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