Shiatsu News 37 settembre 2012
NEWS perfezione. C’è chi crede che la perfezione si possa trovare sol- tanto in pratiche ritenute alte, vi- cine al cielo. E così s’aspetta che il maestro dia una risposta da maestro, pure se la voce s’intro- mette: “ Speriamo che non s’atteggi troppo a maestro ” e poi: “ Non s’è fatto fregare… ”. Infine, la poesia, quasi a tirare le somme. Mi capi- ta spesso di prendere, senza rite- gno, da maestri contemporanei, qui èMontale: “Amici non crede- te agli anni luce, al tempo e allo spazio curvo o piatto. La verità è nelle nostre mani…”. Perché c’è chi crede agli anni luce, chi alla vita dopo la morte, qualcuno ad- dirittura, e sono tanti, crede che Dio abbia mandato il figlio sulla Terra. Naturalmente sono tante altre le cose in cui si crede: “ Ep- pure si continua a leggere e a dormi- re, chi ha scritto la sceneggiatura ci sa fare ”. Se si realizza di stare sul palcoscenico del grande teatro che è l’esistenza, si vede che nes- suno è immune dalla sofferenza. Non si può stabilire un’unità di misura della sofferenza, e il do- lore, quando colpisce è per noi il più grande dei dolori. Come non si può dire: “ Il mio maestro è me- glio del tuo ”, nemmeno “Ilmiodo- lore è più dolore del tuo, io soffro più di te, tu non capisci quanto io soffro”. Quando ci colpisce, quel- lo è il proprio dolore. Ma se si rie- sce a vedersi recitare una parte al meglio delle proprie possibilità, se si riesce a camminare la mano nella mano col maestro mentre afferma che il mondo è perfetto così, si potrà comprendere il sen- so dell’opera scritta da uno sce- neggiatore così bravo. Essa si di- spiega davanti ai nostri occhi, ma vi partecipiamo tutti, sia da attori che da sceneggiatori. Nel leggere: “ Chi ha scritto la sceneg- giatura ci sa fare ” viene da pensa- re a qualcuno che da fuori deci- de quel che deve essere fatto. Ma noi non crediamo alla vita dopo la morte, agli anni luce, e tanto- meno che il figlio di Dio sia sce- so in terra. Perché ognuno scrive da sé, momento per momento, la sceneggiatura che andrà a reci- tare nella vita di tutti i giorni. Del Koan: Ai bambini spesso si chiede cosa vorrebbero fare da grandi. Ades- so i ragazzi hanno aspirazioni diverse dalle nostre, perché il mondo è cambiato e magari in- vece che voler fare l’aviatore vor- ranno diventare presentatori Tv. Ma fondamentalmente gli esse- ri umani non cambiano, perché tutti voglio essere felici, con il proprio posto sicuro nel mondo, magari più importanti dei geni- tori. Intanto si cresce, e già da ra- gazzi o più in là negli anni, qual- cuno addirittura al momento della pensione, ci si potrebbe ac- corgere che tutti i traguardi rag- giunti non danno la soddisfa- zione e la felicità che si pensava di raggiungere. Siccome l’esse- re umano vuole capire, si dedica alla ricerca aiutato dai libri e da- gli amici, dalle trasmissioni te- levisive o radiofoniche, da qua- lunque indicazione, per entrare in un sentiero di realizzazione. All’inizio si può essere attrat- ti dalle diramazioni e dalle so- ste lungo la strada, ma poi si ca- pisce che la via va percorsa con determinazione e fino in fondo. Questo determinismo meccani- cistico è lo stesso che da bambi- ni ha fatto credere che se si fosse studiato si sarebbero raggiun- te le posizioni più elevate nella società. Ma nella ricerca dell’as- soluto, cioè l’indefinibile e irrag- giungibile non si può usare la stessa mentalità. Non si può rag- giungere ciò che non può esse- re definito, come dice la parola infinito, proprio perché defini- re significa limitare, mettere dei confini. L’infinito non si può cir- coscrivere. Non ci si può appli- care come si faceva a scuola, stu- diando più degli altri o stando più attenti alle lezioni. È pure così, ma non è così. Si deve com- prendere a fondo questa con- traddizione: praticare con tut- ta la propria forza e ambizione e nello stesso tempo staccarsi da qualunque ambizione e da qua- lunque forza. Sembrerebbe im- possibile, eppure nel praticare e nel tenere presente questo, a un certo punto si scopre che l’asso- luto, che si sta cercando, è davan- ti agli occhi. È lì, proprio davan- ti agli occhi, e nello stesso tempo dentro di sé. • n. 37 - Settembre 2012 29
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