Shiatsu News 37 settembre 2012
20 SHIATSU E… n. 37 - Settembre 2012 NEWS A bbiamo intervistato Shan- tena Augusto Sabbadini durante il XXIII Conve- gno Nazionale della Federazio- ne Italiana Shiatsu Insegnan- ti e Operatori “Terra - Paesaggi e percorsi attraverso lo Shiatsu” in cui ha presentato una relazio- ne su “MADRE TERRA: mate- ria e coscienza in Occidente e in Oriente”. Quale percorso personale di ricerca porta uno scienzia- to occidentale allo studio del pensiero orientale? Il mio percorso personale è un po’ una convergenza di queste due cose, nel senso che la parte che mi ha sempre interessato del- la scienza è la parte più filosofica che in qualche modo getta luce o stimola nuove domande a pro- posito delle eterne questioni: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Cos’è tutto questo? Quindi sono sempre stato attrat- to, come una falena dalla luce, da quegli aspetti della fisica più enigmatici che erano più illumi- nanti rispetto a queste doman- de. E lo stesso tipo di domande mi hanno portato alla ricerca del pensiero orientale. Ma come mai l’I Ching? Questo è stato un fatto casuale. Ad un certo punto ho incontrato il Centro Eranos, che è stato fon- dato negli anni ‘30 da Jung e da una signora olandese, Olga Frö- be Kapteyn. È un luogo notevole, che ha avuto una storia notevo- le, che si sta adesso riprendendo e rimettendosi in piedi, ma che è stato negli anni ‘40, ‘50 e ‘60, un luogo grande, un luogo d’incon- tro di menti eccellenti europee e mondiali dell’epoca. Ed è un luogo che ha calore, che ha una dimensione anche conviviale, af- fettiva. Quindi che combina l’ec- cellenza intellettuale con degli aspetti più femminili, più caldi, più di cura della bellezza, di cura del contatto personale, un luogo dove i discorsi più interessan- ti non sono quelli che avvengo- no in aula, ma quel- li che si fanno la sera dopo cena in cucina. Il direttore di questo centro, Rudolf Ritse- ma, è stato un gran- dissimo appassiona- to dell’I Ching e ha dedicato la sua vita principalmente allo studio dell’I Ching. Ad un certo punto è nato il progetto di fare una tra- duzione italiana del suo lavo- ro sull’I Ching e così ho iniziato a collaborare con lui (Augusto Shantena Sabbadini, Rudolf Rit- sema: I Ching - Il Libro dei Muta- menti . ed. Urra). In questo modo la mia storia con l’I Ching è co- minciata attraverso di lui. Visto che l’I Ching è conosciu- to più comunemente come un libro di divinazione, come ti rapporti tu con questo aspet- to? Cosa ne pensi? Io sono abbastanza diffiden- te rispetto all’idea di divinazio- ne, nel senso che è molto facile creare profezie che si auto-avvera- no , quindi preferisco guardare Il Libro dei Mutamenti in un’ottica diversa. I seminari che io tengo li chiamo “lo specchio del presen- te” , non “lo specchio del futuro”. Cioè, mi piace usare l’I Ching come strumento di introspezio- ne, come strumento di compren- sione di aspetti che sfuggono alla razionalità cosciente nella situa- zione presente. E sono convin- to che percepire e comprendere correttamente questi altri aspetti permetta di agire in maniera ap- propriata anche in direzione del futuro, ma non mi piace usarlo come strumento di divinazione. Quindi è più l’apertura di una finestra verso l’interno che verso l’esterno? Si, ricordo che alcuni anni fa, mentre stavo tenendo un semi- nario in Svezia, mi ha chiamato uno studente cinese che si trova- va nella stessa città, dicendomi che aveva letto del seminario ed era molto interessato a vedermi per parlar- ne. Mi chiese “ma lei come usa l’I Ching?”, risposi “come uno strumento di intro- spezione” e subito sentii dall’altra par- te l’interesse calare drasticamente: lui lo usava per prevede- re il corso dei titoli di borsa... Hai una citazione preferita dell’ I Ching o del Tao Te Ching , che per te riveste un particola- re significato? Il primo capitolo del Tao Te Ching per me è la summa. Dell’I Ching, no, forse non ho una cita- zione preferita, nel senso che ve- ramente ogni volta parla a una situazione specifica e a una do- manda specifica. La stessa fra- se può voler dire cose comple- tamente diverse, ma diventa evocativa nel dialogo con una domanda specifica. Cosa può dire Il Libro dei Muta- menti oggi all’uomo moderno? Secondo me, quello che dice l’I Ching all’uomo moderno è un invito a nutrire, ritornare a, sta- re con una parte della sua mente e della comprensione della real- tà che ha un po’ messo da par- te. Jung diceva che se sapessimo leggere il disegno di una man- ciata di fiammiferi gettata per terra sapremmo leggere la con- figurazione archetipica del mo- mento in tutti i suoi aspetti. Que- sta parte, che la mente primitiva aveva molto sviluppata, noi l’ab- biamo perduta. Detto da un fisico ha un peso importante. Quindi viene spontanea la successiva do- manda: ma noi occidentali, con la nostra cultura e con la nostra forma mentis, possia- mo comprendere veramente Il Libro dei Mutamenti? Io credo di sì, nel senso che la parte più interessante del Libro dei Mutamenti ha a che vede-
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