Shiatsu News 37 settembre 2012

17 n. 37 - Settembre 2012 NEWS to e sapere cosa fare è un altro discorso. Numerose ricerche dimostrano che la nostra comunicazione è costituita per: • il 7% dal verbale (le frasi o pa- role); • il 38% dal para- verbale (tono, volume, articolazione, velocità, timbro vocale, ecc.); • il 55% dal non verbale (sguar- do, gesto, respiro, abbigliamen- to, tocco, prossemica, postura, mimica facciale, ecc.). Occorre prendere in considera- zione che c’è un cervello con- scio (CC) e un cervello inconscio (CI). Solo il 7% della comunica- zione è diretto al cervello con- scio, mentre il 38%+55% = 93% è diretto all’inconscio. Attraverso il pensiero conscio abbiamo l’impressione di una visione soggettiva, ma la realtà (ciò che vedo) è sempre ingan- nevole o parziale. Einstein soste- neva che “la realtà è una trappo- la” (e non era l’ultimo arrivato). Il CI non pensa, non giudica, è un computer straordinario, prende le informazioni e tira fuori risultanze sorprendenti. Il suo ruolo è di trovare delle solu- zioni. Non ragiona sui dati, o li filtra, ma opera; riceve le infor- mazioni dai cinque sensi e tira fuori una risultante. Il CI non fa differenze fra il rea- le e il virtuale, per lui è lo stes- so. Non riconosce la negazione nel linguaggio. Se gli chiedo di “non” immaginare una giraffa, lui ha bisogno di crearsi l’imma- gine per poi cancellarla e non fa differenza fra percezione inter- na ed esterna. Per lui sono infor- mazioni da elaborare. Provate ad esempio a dire a un bimbo di “non” avvicinarsi al bordo del- la piscina... Se ho paura di cadere il CI cre- erà l’immagine di me a terra. Questa è la soluzione che annul- la lo stress. Se mi dico (dialogo interiore) che “non voglio più essere ma- lato ”, il CI cercherà la soluzione per essere “ più malato ”. Se mi dico che voglio dimagrire, lui trova come soluzione il man- tenermi grasso, perché così mi garantisce la sopravvivenza. Ora è chiaro che sia che si trat- ti di dialogo interno che d’infor- mazioni dall’esterno, la parola è tutto, perché essa crea l’immagi- ne. Occorre dunque dire le parole che corrispondono a ciò che desi- dero piuttosto che il contrario. I SISTEMI DI PERCEZIONE La rappresentazione della real- tà avviene attraverso l’insieme chiamato VAKOG: • Immagini (sistema Visivo = V); • Suoni (sistema Auditivo = A); • Percezioni cinestesiche (tatto, sensazioni, ecc. = sistema Cine- stesico = K); • Percezioni olfattive (sistema Olfattivo = O); • Percezioni gustative (sistema Gustativo = G); Possiamo dire che il VAKOG rappresenta il maggior sistema di filtri attraverso i quali le per- sone danno significato alle loro esperienze. Pur utilizzando tutti e cinque questi canali sensoriali, ognuno di noi ne ha qualcuno più svi- luppato degli altri. Ad esempio si può sentir dire “ho unamemo- ria fotografica” (visivo), oppu- re “questa cosa mi suona bene” (auditivo) o ancora “la sensa- zione che quella persona mi da è sgradevole, non so perché ma a pelle non mi piace” (cinestesi- co). Questi sono alcuni dei modi di esprimersi che corrispondo- no ad altrettanti modi di perce- pire il mondo circostante. Dato che inconsciamente noi tutti tendiamo ad aver fiducia in chi ci assomiglia, in chi riuscia- mo a comprendere facilmente e al contrario diffidiamo dei “di- versi” da noi, utilizzare il cana- le sensoriale dell’altro per la co- municazione diviene uno degli aspetti di maggiore importan- za. Dice un proverbio popolare: Chi si assomiglia si piglia. An- che perché c’è una cosa cui tut- ti aspiriamo, ancor più di essere amati, ed è: essere capiti. Capire le proprie preferenze di linguaggio, e riuscire a essere flessibili nell’uso anche degli al- tri sistemi di rappresentazione, è essenziale per avere una mag- gior ricchezza di possibilità di accesso all’altro. Capire le preferenze sensoriali delle persone con le quali ci rap-

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