Shiatsu News 32 giugno 2011

54 Puglia regioni Palumbo Antonio La festa dello shiatsu Erano i primi giorni di dicembre, avevo appena letto il progetto “tutti i bambini fanno shiatsu”, da padre di due figli mi ero entusiasmato della cosa… che bello lo shiatsu nelle scuole, queste vecchie scuole pubbliche tanto vituperate, che bello sarebbe portare una ventata di novità, un “qualcosa” che permetta ai bimbi di vedere cose diverse dalle solite moltiplicazioni (utili o meglio indispensabili) che li faccia prendere coscienza della corporeità che gli apra una strada “alternativa ma complementare”, magari si potesse, come auspica Renato, diffondere la cosa a livello Nazionale, un protocollo d’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione… MAGARI!. Questi erano i miei pensieri, ora il punto è se c’è una cosa bella, io la voglio è nel mio carattere, se non c’è ci metto del mio per costruirla… cosa posso fare io perché la cosa si realizzi? Certo non sono né insegnante né lavoro al ministero, non conosco politici ma forse qualcosa posso farla lo stesso… quindi immaginate la mia reazione quando la maestra di mio figlio piccolo (di 3 anni) mi ha detto: “senti, tu che sei il rappresentante di classe, io avrei bisogno che i bimbi portino a scuola delle coperte e delle calze antiscivolo perché voglio fare qualche gioco per terra lavorando sulla propriocezione, sul rilassamento, sulla respirazione per calmarli, ma considera che hanno 3 o 4 anni non so cosa ottengo…”. Qui mi si è accesa una lampadina, ho fatto una scommessa, è nato come un gioco. Sicuramente lei era curiosa di capire che lavoro faceva il papà di quel bambino, che ha tempo da dedicare tanto che è rappresentante di classe, lei ha voglia di vedere cose nuove, la scuola non è stimolante per una maestra d’asilo o meglio della scuola dell’infanzia. E io le rispondo “coinvolgimi, mi piacerebbe esserci, vedere come reagiscono”, “io faccio shiatsu, si potrebbe lavorare sulla respirazione, su delle posture particolari (stiramenti) e con metodiche orientali… che ne dici?” Da questo dialogo è nato un progetto presentato al dirigente (obbligatorio per lavorare nel mondo scuola) un’esperienza bellissima e tanta soddisfazione. C’è stata una buona opera di convincimento nei confronti del dirigente, basata sul progetto “tutti i bambini fanno shiatsu” e lui a rispondermi “ma a tre anni sono piccoli…”, la discussione ha avuto termine quando gli ho detto: “ma cosa rischi, prova… quest’anno lo facciamo come esperienza, è gratuito, e alla peggio i bimbi giocano poi valuteremo assieme a fine anno con la maestra, no?”. Tanto alla fine che cosa andavo a fare effettivamente in classe, io non lo sapevo, tutto dipendeva dalla risposta dei bambini non avevo esperienze precedenti con venti bambini di 3 anni, tutti insieme. Certo ho idea di cosa sarebbe bello far vedere ai piccoli, ma come loro reagiscono è soggettivo, è un’età dove sei mesi in più di esperienza fanno la differenza! La sola condizione che ha posto è stata che i genitori della classe accettassero l’esperimento. La cosa, come rappresentante di classe, è stata facile, anche se pochi mi capivano durante la riunione indetta a questo scopo, “cosa vuol dire giocare a fare gli animali o gli alberi con il corpo… dove è il problema?” Al che, ho preso la mamma più atletica e le ho chiesto di levarsi le scarpe e di fare la postura dell’albero a occhi chiusi… Dopo averci provato mi ha detto che, sì, era una cosa seria… non un gioco. Quindi ora vado a giocare in classe dei bambini, oramai sono grandi, molti hanno compiuto i quattro anni, facciamo due gruppi perché in classe sono 24 (con una sola maestra!) e lavoriamo 45-50 minuti ad incontro, per ogni gruppo. Cosa faccio? Stiramenti di meridiani, trasformando le posture in animali, usando qualche nozione di base di yoga (si va dal cane, all’albero, al cobra) altri sono invenzioni, come ad esempio il makko-ho, il metallo (polmone intestino crasso), viene svolto in ginocchio e diventa lo scorpione. Poi facciamo qualche gioco sulla propriocezione, tipo il gatto (od orso) cieco, con la caccia alla tana (una coperta messa a terra che devono riconoscere al tatto da bendati, e tante altre). Una grossa soddisfazione me l’hanno data le maestre delle classi vicine che non sentendo rumori che provenissero dall’aula, non capivano dove erano i bimbi e sono entrate, rimaste stupite che una dozzina di bimbi di tre anni che stavano lavorando in silenzio, e io che parlavo sottovoce, al che mi hanno chiesto se potevano fare intervenire qualche loro alunno. Ora i bimbi sono una trentina, divisi sempre in due gruppi e un paio di maestre perché quattro bimbi che si sono aggiunti sono diversamente abili e quindi si portano dietro l’insegnante di sostegno, sono due per ogni gruppo e sono dolcissimi, dalla bimba che non riesce a camminare per un trauma da parto al bimbo che invece ha problemi psichici. Ora, quando arrivo, è una festa, si entra nel mondo magico in cui ci trasformiamo tutti in animali, dopo qualche stiramento introduco qualche sequenza, come quella che abbiamo iniziato a fare: “il ciclo della vita”, ossia i 5 movimenti raffigurati nella pianta, il seme, l’albero che cresce diventa albero, fa il frutto che cade e si infila sotto terra per tornare a fare il seme. Certo loro sono piccoli, pretendere da loro una verbalizzazione è difficile, ma la storia e i disegni sono un buono strumento di comunicazione e una via di crescita per loro. Come risultati, a parte il piacere del sottoscritto e dei bambini e la curiosità delle mamme, devo dire che i bimbi iperattivi si sono dati una calmata, il clima con la maestra è ottimo e il mondo delle “arti orientali” non è più “una cosa strana e difficile”. È un’esperienza da provare, ci vogliono solo due ingredienti fondamentali pazienza e fantasia oltre la capacità d’ascolto. Palumbo Antonio e-mail: puglia@fis.it

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