Shiatsu News 32 giugno 2011

29 NOTIZIE LEGALI ShiatsuNews 32 segui é già più che sufficien- te”. E il samurai: “L’unica pratica, da quando sono en- trato nella via del samurai é essere pronto a morire in qualunque istante”. “E pro- prio per questa tua capacità che non hai bisogno del mio insegnamento”, aggiunse Takuan, “perché hai già la comprensione fondamenta- le del samurai. Le tecniche ci vuole poco ad impararle”. E così é per qualunque altra attività. Quando si é capaci di morire a se stessi, in ogni momento si é il supremo assoluto. Se si riesce a stare alla guida come se si fosse il supremo assoluto, quando s’incontrerà la bambina, an- drà come deve andare. Per- ché la vita é così: va sempre come deve andare. Del Koan: Domanda: “Il caso di oggi mi ha fatto venire in mente una citazione da una raccol- ta di scritti di un samurai giapponese poi diventato monaco. Il testo é diventato famoso, sia perché tratta del bu shido, sia perché succes- sivamente é stato, per alcu- ni aspetti, strumentalizzato dal Giappone imperialista della seconda guerra mon- diale. Ora, non ricordo il nome di questo samurai, in ogni modo la frase che mi é tornata in mente dice: “Se sei indeciso tra la vita e la morte scegli senza esitazio- ne la morte”, ed é questa la frase più strumentalizzata poi dal fenomeno kamika- ze. Chiaramente, anche alla luce di quello che lei ha det- to oggi, forse la lettura é un po’ differente, nel senso di abbandonare ogni attacca- mento, cosa assai difficile, e non certo di procurarsi la morte dandosi un’ascia in testa o schiantandosi con- tro un albero.” Il Maestro: Kamikaze vuol dire vento degli dei. Il Giap- pone non é lontano dal con- tinente e per due volte ha rischiato di essere invaso dai mongoli di Kublai Kan. Le navi che partivano dalla Corea vennero distrutte da venti fortissimi, probabil- mente dei tifoni, molto co- muni in quelle zone. Si disse che il Giappone fosse stato protetto dagli dei per mezzo del vento. E facile parlare di vita e di morte quando non ci si trova in mezzo. Parla- re di chi si fa morire in Iraq, come in Palestina, non é facile, tanto meno dare dei giudizi. Per arrivare a quel punto si deve avere una forte idea, pure se possono sembrare esagerate, pure se i kamikaze giapponesi si ri- volgevano solo contro obiet- tivi militari. É sperabile che nessuno di noi debba tro- varsi di fronte alla scelta di imbottirsi di esplosivo per far saltare in aria qualche obiettivo. Però tutti guidia- mo l’automobile e può ca- pitare di dover decidere se schiacciare un gatto oppure no. In quell’istante come de- cidere se schiacciare il gatto, oppure, con una manovra azzardata, salvarlo ma ma- gari ammazzare se stesso o un’altra persona? Così é per tante altre piccole scelte che si presentano nei momenti in cui si é più tranquilli. In un certo senso la domanda che si pone la donna soldato in missione di guerra é più facile. Perché quando si é immersi in un’atmosfera di guerra c’é l’attenzione e la capacità di decidere imme- diatamente. Ma se la trage- dia irrompe quando si é in piena tranquillità ci si trova veramente impreparati. La preparazione può esserci solo se s’é sviluppata una mente da samurai, non per andare ad ammazzare o ad essere ammazzati, ma per- ché é la stessa esistenza che da un istante all’altro può porre chiunque di fronte ad una situazione tragica. Tanti anni fa vidi un docu- mentario con una frase ad effetto: “Solo chi vive bene poi muore bene”. Io dissi: “No! Solo chi sa morire ogni istante vive bene”. Solo chi é capace di morire istante per istante si gode la vita nella maniera migliore. Cosa può importarci di morire bene, mica si deve dimostrare a qualcuno di saper mori- re! Il morire avverrà nella maniera in cui il destino, il fato, il caso o la necessità, vorrà. La cosa non fu capita, quasi io fossi, come capita in Italia quando si parla di morte, un menagramo. Una volta realizzato che non c’é alcunché a cui attaccarsi, bi- sogna sviluppare la capacità di morire quando capita di dover morire. Ogni essere é attaccato alla vita disperata- mente, però nel momento in cui capita di morire, si muo- re. Perché? Perché se non si é attaccati alla vita, si é già oltre la vita e la morte. É fa- cile dirlo, ma va realizzato.

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