Shiatsu News 29 settembre 2010

ShiatsuNews 29 25 plesso solare. Lui si stringe in posizione fetale, allora lo av- volgo spostando l’altra mano sulla schiena. Dopo qualche minuto sembra si sia addormentato, allora ap- poggio la testa sul suo fianco. Rimaniamo così a lungo, forse mezz’ora. Respira lentamente. E’ un momento intenso. Non faccio nulla, sono lì: puro scambio, calore animale, rap- porto umano, presenza e so- stegno. “Lo Shiatsu è il PADRE che ab- braccia il suo bambino”. “Il cuore dello Shiatsu è come il puro affetto PATERNO: la pres- sione delle mani fa scorrere le sor- genti della vita”. Sono emozionato, mi sto ab- beverando alle sorgenti della vita. Non ci sono più ruoli. Io sono abile, lui è abile: siamo solo es- seri umani in contatto. 4° incontro Alberto sta dormicchiando in posizione fetale e mi mostra la schiena. Mi siedo di fianco, poggio un mano su Hara ed una sulla schiena. Poco alla volta il suo respiro si fa più profondo, allora inizio a lavo- rare la schiena. Solo quando passo alla testa respinge la mia mano, ma delicatamente. Ad un certo punto si gira verso di me, allora poggio la mano sull’addome ed inizio a portare pressioni sulle gambe e sul fianco. Alla fine rimania- mo abbracciati come la volta scorsa. Un aspetto molto interessante di questa esperienza è la pre- senza costante di un’educatri- ce durante le sedute, si alter- nano Emanuela e Donatella. La presenza di un “osservato- re esterno”, oltre al confronto costante sull’andamento di ogni singolo trattamento e sugli obiettivi del progetto, consente di avere un riscontro oggettivo ed imparziale gior- no per giorno sugli effetti che lo Shiatsu ha per il ricevente. 5° incontro e successivi Negli incontri successivi, poco per volta, Alberto si apre sem- pre di più, ma è sempre e solo lui che conduce il gioco con le sue richieste: vuole che io ri- manga su una zona specifica, poi che mi sposti su un’altra oppure che lo tenga abbrac- ciato e poi non mi lascia più andare. Abbiamo fatto progressi sor- prendenti, ma mi sembra di essere arrivato ad un punto morto. Inizio ad essere vagamente frustrato: non c’è scambio e non riesco ad elaborare un ap- proccio soddisfacente. 10° incontro 1° trattamento Finché un bel giorno… Per la prima volta, superiamo il puro contatto fisico e faccia- mo Shiatsu in senso proprio. Per la prima volta mi lascia la- vorare anche la testa. Per la prima volta, pur essen- do sempre lui che indica le zone da trattare, possiamo fi- nalmente “contrattare”. Per la prima volta si distende, si apre anche fisicamente ed assume una posizione meno contratta. Le conversazioni con Ema- nuela, l’educatrice, sono state illuminanti: Alberto si perce- pisce in modo instabile e di- sgregato per cui tende ad indi- rizzare la mia mano sulle zone isolate che transitoriamente si mostrano alla sua coscienza. La mia sensazione è che lui sia come “rinchiuso” in qualche luogo profondo della testa, la parte che solo oggi ho potuto toccare per la prima volta. Da questa “prigione” la sua atten- zione, e quindi la sua energia, si concentrano in modo va- riabile su altre zone che sono quelle su cui indirizza di volta in volta la mia mano. In seguito ho interrogato in proposito l’I Ching che ha confermato questa ipotesi. L’esagramma calcolato è il numero 53 “Lo Straripamen- to” che muta nel numero 28 “Carico Eccessivo”. Sintetica- mente evidenzia un eccesso di Yang che non si riesce a conte- nere, ma di questo parlerò in un prossimo articolo. Nello sviluppo della nostra serie di incontri, Alberto mi sta insegnando poco per vol- ta cosa devo fare, mi dà una strategia, come un maestro paziente: mano nella mano, passo dopo passo. Primo passo: esame iniziale, per verificare che fossi all’al- tezza del compito. Secondo passo: contatto, fami- liarità e conoscenza reciproca. Terzo passo: indicazione dei bisogni ed impostazione del metodo di lavoro. Il metodo, lo conosco bene, si chiama “due in uno” o “l’eco della vita”. Vuol dire aiutarlo a col- legare le parti separate nelle quali lui si riconosce. Aiutarlo a costruire una consapevolez- za unitaria di sé, di lui con me e di noi col mondo. In lui domina, secondo la con- cezione di Masunaga, la sen- sibilità epicritica e mi chiede di aiutarlo a sviluppare una concezione protopatica, com- pleta, di sé. Ancora una volta verifico che lo Shiatsu è un processo educativo ed evolu- tivo che coinvolge entrambi gli attori del trattamento. Mi sembra di aver afferrato qualcosa di più delle celebri definizioni dello Shiatsu di Masunaga e di Namikoshi che ho citato prima sostituendo la madre con il padre. Il contat- to fisico è il punto di partenza indispensabile. Affetto, rassi- curazione, contenimento, cioè “l’abbraccio” sono i requisiti di base per poter entrare in con- tatto con “le sorgenti della vita”. In alcuni casi questo è suffi- ciente. Qui però devo assu- mere la responsabilità diret- tiva del genitore, del padre, e quindi indicare un percorso evolutivo e dare gli strumenti per seguirlo. Ora tocca a me condurre il gioco. Mi torna in mente, mol- to opportunamente, il con- cetto di “Mano Padre” che Douglas Gattini ha presentato all’ultimo Convegno F.I.S. af- fiancandolo a quello di “Mano Madre”. Ora capisco anche meglio la sottile frustrazione che aveva accompagnato i nostri ultimi incontri, intensi e commoven- ti, in cui però era lui e solo lui, come un bambino capriccioso, a dettare legge ed a stabilire cosa dovessi fare. Adesso siamo entrati in una fase di scambio reale in cui si dà e si prende, si stimola e si risponde. Insomma stiamo co- minciando a fare veramente Shiatsu. Realizzo ancora una volta come possa essere limitante restringersi alla patologia ed allontanarsi dalla persona. Se mi fossi messo a compulsare i manuali per trovare i pun- ti adatti a “curare” l’autismo non avrei potuto cogliere que- sta opportunità e mi sarei al- lontanato dalle “sorgenti della vita”. Grazie Alberto. Valter Vico L’esperienza di Stefania Tutto per me è iniziato con una mail di Valter indirizzata al gruppo di volontariato che frequento. In quel messaggio Valter in- vitava i membri del gruppo a considerare l’idea di prestare volontariato anche in un cen- tro diurno per disabili psichici. Subito mi sembrò una buona idea, un’ottima opportunità per imparare cose nuove ed

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