Shiatsu News 29 settembre 2010

24 SHIATSU E... mento e diminuisco in modo alterno le pressioni sui suoi avambracci al ritmo dello jambe. Lentamente diminui- sce la presa e sembra seguirmi nella danza. La situazione è assurda e sur- reale. Mi viene da ridere, non riesco a trattenermi. Lui sorri- de, molla la presa e si mette a sedere a gambe incrociate. Rimaniamo un po’ a guardar- ci, fermi. Non so bene come comportarmi, ma cerco di es- sere presente. Poi si toglie una calza, la sven- tola, la fa girare facendo dei versi e me la sporge. La pren- do, la sventolo, la faccio girare emettendo suoni gutturali e poi gliela restituisco. La scena si ripete alcune volte con qualche variante: faccio finta di annusare la calza con aria disgustata, è una scenetta che è sempre piaciuta molto ai miei bambini. Alla fine decido di tenermi la calza, allora lui toglie l’altra e ripete lo stesso rituale. Non so bene come uscirne. L’educatrice mi dice che pro- babilmente lui vuole che io gli metta le calze. Sono molto lu- singato dalla proposta e prov- vedo immediatamente. Ho superato l’esame: abbiamo fatto amicizia. Vado nel salone a salutare En- rica e Rachele che avevo trat- tato prima. Due trattamenti Shiatsu “normali”. Enrica con lematite colorate sta completando sul suo quader- no, lentamente, ma con buona grafia in stampatello maiusco- lo, una pagina di “OGGI HO FATTO LO SHIATZU”. Maga- ri una di queste volte le faccio presente che si scrive con la “S”, o forse no. Rachele è seduta tranquilla sul divanetto. Le chiedo come sta. Lei è timida, parla piano, un po’ coprendo la bocca, quasi a schernirsi e dice: “mi piace quando ti appoggi”. Con una sola frase ha colto il senso profondo dello Shiatsu e della relazione di scambio che lo caratterizza. Apparentemente uno dei due attori, l’operatore, ha un ruo- lo attivo, mentre il ricevente è passivo. In realtà io mi appog- gio al ricevente e lui mi sostie- ne. Quindi è “abile”. I ruoli si invertono e ciò crea fiducia reciproca, la fiducia di essere sostenuti e di poter sostene- re. La fiducia nella natura, nel miracolo della pressione che agisce senza che nulla venga apparentemente fatto. Ho notato nella mia esperien- za come siano soprattutto le persone più fragili a recepire questo aspetto così primordia- le dello Shiatsu, forse perché, finalmente, sperimentano nel- la pratica la possibilità di sen- tirsi utili e di sostenere un’al- tra persona. Capitano raramente giornate così intense, ma, come sempre ciò che si riceve è molto più di quello che si dà. 2° incontro Alberto si ricorda di me e che siamo amici. Quando mi vede mi porge la mano. La prendo con un vago timore (ho an- cora i segni del nostro primo incontro). E’ fredda. La scaldo strofinandola delicatamente. Lui l’allontana e porge l’altra mano. La strofino. Continuia- mo per un po’ con i cambi di mano, intanto azzardo qual- che pressione. Poi lui si acco- vaccia. Gli prendo un piede, lui lascia fare così mi estendo piano pia- no alla gamba ed alla coscia. Rimango lì statico, lui è tran- quillo. Improvvisamente solleva il tronco e comincia a dondolare ripetendo una strana litania. Poi si accovaccia e riprendia- mo come prima. La scena si ripete alcune vol- te finché, ad un certo punto, si mette a sedere e dondola avanti e indietro ripetendo le sue litanie. Io gli faccio da specchio. E’ una specie di mantra. L’educatrice è molto conten- ta, dice che Alberto si è aper- to moltissimo. Continuiamo. Chissà cosa mi insegnerà la prossima volta? 3° incontro Mi dicono che durante la set- timana Alberto è stato partico- larmente sereno e tranquillo. Ha anche ripreso con la Ippo- terapia. In pratica va a cavallo, cioè vive la vita. Vivere la vita è “la” terapia. Lui è accucciato nel suo an- golo. Mi siedo vicino a lui. Sto un po’ lì, poi mi prende spon- taneamente la mano, la porta verso di sé e la tiene stretta come fanno i bambini piccoli. Appoggio l’altra mano sul suo fianco e rimango lì, ma ad un certo punto mi viene da star- nutire e la stacco improvvi- samente. Lui la riprende e la rimette sul fianco. Lentamente la sposto sul

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