Shiatsu News 29 settembre 2010

ShiatsuNews 29 SHIATSU E... 23 1° incontro Il primo trattamento è anda- to bene: Alberto prima mi ha allontanato a calci, poi mi ha graffiato, infine si è fatto met- tere le calze. Insomma: abbia- mo “fatto amicizia”. Oggi è il mio primo giorno al centro diurno per disabili psichici. Veramente ero già venuto in visita la settimana precedente con Marco, il fisio- terapista, per prendere gli ul- timi accordi prima di iniziare la sperimentazione. La prima impressione arrivando era stata quella di una specie di scuola materna. Ancora prima di entrare ero circondato da persone che mi assalivano di domande: “Come ti chiami?”, “Vieni ancora?”, “Quando torni?”, “Cosa fai?”, “Hai dei bambini? Come si Chiama- no?”. E molti mi toccavano, mi abbracciavano. Sono affet- tuosi. C’è vitalità ed una certa aria buffa e strampalata che fa allegria. Eravamo rimasti d’accordo di cominciare con i casi “più semplici”, ma non è certo il caso di Alberto. L’educatrice, Emanuela, mi presenta Alberto. Lui è un ragazzo autistico psi- cotico, ma ognuno ha i suoi guai: io, ad esempio, sono ipermetrope ambliope per cui non dovrebbero esserci parti- colari problemi. Andiamo nella “stanza del- la musica” dove Alberto ha il suo angolo preferito, il suo nido, dove lui si accuccia in posizione fetale su un mate- rassino. L’educatrice lo rassicura. Io mi siedo a terra vicino a lui con le gambe incrociate, ma lui mi allontana con dei calci. Dopo un po’ capiamo che non vuole che io incroci le gambe e così mi adeguo. Mi avvicino un po’, ci provo alcune volte, ma lui mi respin- ge sempre con un piede. Propongo all’educatrice di mettere un po’ di musica visto che mi dice che gli piace. Lei prende uno jambe ed ini- zia a suonare con un ritmo lento ed un po’ ipnotico. Lui è sempre accucciato. Mo- stra una mano: mi avvicino lentamente e gli tocco il polli- ce, delicatamente. Sulle prime lascia fare, poi si alza a sedere, mi afferra gli avambracci, stringe forte e pianta le unghie. Non molla la presa, allora a mia volta gli prendo gli avambracci ed ini- zio a fare pressioni a pinza con pollice e dita contrapposti. Mi fa male, sento le unghie nella carne, ma mantengo la presa ed intanto iniziamo una specie di balletto al ritmo del tamburo che non si è mai fer- mato: ondeggio lentamente. Lo tiro leggermente verso di me, poi lo allontano un po’ e così via. Nel frattempo au- “Oggi ho fatto shiatzu” Un’esperienza al centro diurno per disabili psichici A cura di Valter Vico

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