Shiatsu News 29 settembre 2010

Torna A Volare Con la speranza nel cuore libra le tue ali Aquila ferita nell’anima. Torna a volare a sorridere alla vita, il tempo e l’amore siano a lenire il tuo dolore. Maria Luca Milano 9 aprile 2009 Il sei aprile 2009, una mattina come altre quando la primavera descrive il Bel Pae- se con pennellate di fresco ed un’umida nebbiolina da una parte, ed il caldo sole del sud dall’altra. Una mattina tranquilla ma che sveglia il mondo con un cattivo sapore in bocca ... Gli orientali descrivono le prime ore del mattino, quelle che precedono abbon- dantemente l’alba, come “il tempo del polmone”, il tempo in cui tutto ciò che è vivente accoglie in se l’energia del crea- to con il primo respiro del nuovo giorno. Quella notte Madre Terra ha respirato, forte, con vigore distruttivo, con noncu- rante possanza, proprio dal suo addome, come ignara delle conseguenze che sulle sue creature questo mantice formidabile avrebbe procurato. E quando il resto del paese dormiva, quando pochi iniziavano il loro turno di lavoro, gli studenti crollavano sui libri alla vigilia di un esame, quando la notte brava accompagnava alle loro case gio- vanotti e viveur, quando i medici del tur- no di notte al pronto soccorso speravano che questa passasse serena ed i poliziotti giravano lentamente nelle auto di ronda … in un punto preciso della terra, “Lei” ha iniziato a danzare una danza mortale, devastante ed ininterrotta, concedendo ai cuori il terrore del panico, delle ferite, delle ossa che scricchiolano e della mor- te, chiudendo i corpi in prigioni fatte del- le stesse case che fino a qualche istante prima delle tre e trentadue minuti erano il caldo focolare domestico, la dolce alco- va, la sicura fortezza e che alcuni minuti dopo le tre e trentadue erano delle fauci aggrovigliate e cieche. La morte ha accolto molti, troppi, tanto che ci si chiede se il destino è davvero scritto per ognuno in maniera diversa, o se tanti sono la semplice parte dell’uni- tà. Quanto cattivo sapore in bocca quella mattina, quando una così grande “parte di noi” si era spenta soffrendo ed altret- tanta lottava per sopravvivere, contando ogni secondo nel buio dei loro nascondi- gli, prima che picconi ed asce fiutassero la vita e la premiassero con la luce del sole. E per fortuna non faceva tanto fred- do. Ognuno di quegli esseri viventi gridava e richiamava all’appello in ciascuno di noi esseri umani fortunati (?), ogni energia residua ed il frustrante bisogno di spen- derla, fino all’ultima goccia, per i fratelli che avevano danzato con la terra quella mattina del 6 di aprile. I Volontari, del- la Protezione Civile, dell’Esercito, delle forze di polizia e delle Armi sostenevano i Vigili del Fuoco, trattenendo il pianto e cercando il sorriso da donare a quei volti sfiniti. Subito dopo gli artigiani co- struirono servizi ed oggetti da offrire a chi non aveva più nulla. I commercianti non calcolavano gli interessi ed i gua- dagni quando è stato il momento di in- viare le loro mercanzie a chi non poteva più acquistarle. E i Medici, e i Religiosi .. Ogni persona ha socchiuso gli occhi ed ha cercato in fondo a se stessa il proprio dono. C’è un gruppo di persone che ha studiato e studia il miglior modo per comunicare utilizzando il mezzo più antico, il linguag- gio universale e comprensibile in ogni punto del globo: il toccare. Ci siamo chiesti, alcuni con ansia e timo- re di inadeguatezza, altri alimentando il dubbio che non servisse a nulla, se non fosse una buona idea afferrare i nostri pollici, i palmi delle nostre mani, i nostri cuori ad essi fortemente connessi per “deformazione professionale”, prendere il nostro coraggio, la nostra consapevo- lezza ed il nostro amore e portarli in quei posti dove pareva che l’amore fosse mor- to con i tanti che oggi sono sepolti, con le ferite profonde e con le speranze deboli.. “NON PER UNO O DUE GIORNI”- gridò uno di noi con rabbia “NON AVREBBE SENSO” – ed un altro –“ bene, siamo forti e tan- ti.. offriamo noi stessi fino a che questa gente non ci dica :”grazie, non abbiamo bisogno di voi né di tutti gli altri; siamo forti di nuovo..” – E con tanta paura ab- biamo detto “Si”. Non per tre giorni o per dieci, non con un furgoncino attrezzato o in un bel ga- zebo.. abbiamo chiesto un buco, che non fosse tolto a qualcuno che potesse aver- ne più bisogno, abbiamo chiesto un po’ d’acqua ed una stufetta, se questi beni Il senso di un’esperienza, la consapevolezza di “servire” Iniziativa di volontariato sociale FIS-APIS nella Terra d’Abruzzo a cura di Fabio Rao, Luciano Aedesi 20 shiatsu e...

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